Prende corpo l’annuncio fatto dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, durante l’iniziativa di pace organizzata dalla Tecnica della Scuola, sull’arrivo “nei prossimi giorni nelle nostre scuole di bambine e bambini in fuga dall’Ucraina che si sono trovati nella condizione disumana di dovere lasciare le proprie case, la scuola, gli amici”: il capo Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno, Francesco Ferrandino, ha “disposto l’aumento dei posti Cas (Centri accoglienza straordinaria) di 5mila unità e disposto anche un aumento posti Sai (Sistema accoglienza e integrazione)”.
L’incremento del numero dei posti è dovuto al fatto, ha spiegato Ferrandino, che “potranno accedervi cittadini ucraini anche se non richiedenti asilo”.
Oggi, “in Italia ci sono oltre 248mila ucraini, di cui 190mila sono donne. E le persone che arrivano si rivolgono ai loro parenti ma hanno comunque bisogno di assistenza. È necessario anche un raccordo con il mondo della scuola, bambini e ragazzi dovranno frequentare il mondo della scuola”, ha sottolineato il capo Dipartimento.
Diventa quindi esecutivo l’auspicio fatto giovedì scorso dal ministro Bianchi di “trovare una situazione in cui potere esercitare il diritto all’Istruzione: le scuole siano accoglienti e portatrici di solidarietà e di pace”, ha esortato il titolare del dicastero bianco di Viale Trastevere.
Anche il sottosegretario Rossano Sasso aveva tenuto dire che “i minori in arrivo dall’Ucraina hanno il diritto ad essere accolti e, nei limiti di una situazione per loro drammatica, a condurre nel nostro Paese un’esistenza il più possibile normale e serena”. “Fondamentale, in questo senso, assicurare loro il diritto allo studio, la frequenza scolastica e la piena partecipazione alla vita della comunità. Siamo già al lavoro su questo”, ha assicurato il sottosegretario leghista.
Il Governo non si è fermato però alle scuole: ha allertato prefetture e regioni per dare il via al Piano di accoglienza dei rifugiati provenienti dall’Ucraina, di cui i governatori sono i nuovi Commissari delegati.
L’obiettivo è reperire strutture, hotel e spazi dove ospitare i profughi. Oltre a garantire tamponi e vaccini anti-Covid ai rifugiati.
L’ordinanza della Protezione Civile, firmata dal Capo dipartimento Fabrizio Curcio, spiega che “questa è una situazione completamente inedita e vede attivate tante strutture di un intero Paese”. Dallo scoppio del conflitto sono arrivati finora quasi 10mila ucraini (in gran parte donne e bambini), soprattutto attraversando in auto la frontiera terrestre italo-slovena.
“E l’incremento quotidiano – aggiunge Curcio – sta aumentando: sono arrivate 2.500 persone in più tra ieri e oggi, ma arrivano con flussi che risultano al momento gestibili. Se poi i numeri dovessero crescere dobbiamo attrezzarci da un punto di vista operativo”.
I presidenti di Regione, che lavoreranno a stretto contatto con le prefetture, si sono già attivati e anche sul fronte sanitario a breve potrebbero già arrivare nuovi provvedimenti. Nelle prossime ore è previsto un tavolo concordato con Ministero dell’Interno e con quello della Salute per valutare la situazione sanitaria.
Nel frattempo, secondo l’ordinanza appena firmata, fino al 31 marzo i profughi ucraini dovranno esibire un certificato di negatività al tampone per il Covid per gli spostamenti in Italia.
Pure le Asl sono state allertate da una circolare del ministero affinché si predispongano risorse per garantire tamponi e vaccini anti-Covid e di routine ai rifugiati (a Roma, alla stazione Termini, vi sono però stati dei problemi perchè qualche ucraino si è detto contrario).
Non si è invece portata avanti, almeno per ora, l’ipotesi delle Regioni sull’utilizzo dei militari italiani alle frontiere per l’esecuzione dei tamponi per verificare le eventuali infezioni da Covid tra i profughi ucraini.
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