Forse già domani, 28 dicembre, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, potrebbe sciogliere le Camere, portando così a termine la XVII legislatura della Repubblica, iniziata il 15 marzo 2013.
Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, rimane tuttavia in carica per gli affari correnti. Ma non solo per l’ordinaria amministrazione, forse ce lo troveremo ancora per gestire il dopo voto, il cui esito, per avere una maggioranza in grado di governare, appare molto incerto.
In pratica si è varata una legge elettorale, dopo lotte e colpi bassi, non per dare garanzie di governabilità, ma per disseminare ancora diaspore e confusioni, tanto che sono in troppi a ventilare l’ipotesi di una nuova legge elettorale e di nuove elezioni, considerato che difficilmente queste sarebbero in grado di dare un risultato netto.
L’hanno combinata così grossa, da non riuscire nemmeno a promuovere uno strumento elettivo sicuro, chiaro ed efficace.
In ogni caso Mattarella, dopo aver ricevuto i presidenti di Camera e Senato, firmerà il decreto di scioglimento, mentre le elezioni delle nuove Camere hanno luogo “entro settanta giorni”, per cui la data prevista per il voto dovrebbe coincidere col 4 marzo.
Si prevedono quindi due mesi, gennaio e febbraio, di fuoco, di accuse e di promesse, di blandizie e di adescamenti: su tutti i fronti, con particolare riferimento alla scuola e ai pensionati, a parte le tesse, che tutti vogliono abbassare, il lavoro, i giovani, la sicurezza, l’immigrazione, ecc. ecc.
Non si conoscono ancora nel dettaglio i programmi dei vari schieramenti, ma nelle grandi linee si capisce che le ricette in preparazione hanno soluzioni alchemiche dosate per cercare di stordire, con porzioni massicce di demagogia e populismi, sciolte dentro beveroni di parole.
Insomma la gara, per conquistare il Governo della Nazione, sarà a chi la sparerà più grossa. E le avvisaglie già ci sono, mentre di eco in eco si odono bordate.
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