Quello sugli scatti di anzianità del personale scolastico sta diventando un vero “giallo”. Mentre i sindacati speravano di aver portato a caso il recupero delle tre annualità bloccate a seguito dell’applicazione dell’art. 9 della Legge 122/2010, dal ministero dell’Economia e delle Finanze è stata pubblicata un’informativa, la 157/2013 che fredda tutti gli entusiasmi: nella comunicazione, rivolta agli utenti NoiPA, il Mef indica la necessità di realizzare quanto previsto dal D.P.R. n. 122/2013, che ha sancito la nullità dell’accordo sulla copertura degli scatti automatici e sugli aumenti disposti dai contratti. Pertanto, continua l’informativa emessa dal dicastero di Via XX Settembre, “per il personale che prima dell’applicazione risultava con maturazione della progressione economica nel corso dell’anno 2013 sono stati accertati crediti erariali che verranno recuperati con rate di importo fisso lordo di € 150,00 fino a concorrenza del debito”. In pratica, sembrerebbe di capire che tutti coloro che hanno maturato lo scatto automatico in busta paga nel 2012 dovranno restituirlo.
Ad interpretare in tal modo, l’informativa è anche la Cisl. Il cui segretario generale, Francesco Scrima, non ha tardato ad emettere un duro comunicato contro l’operato del Governo Letta.
“Le istruzioni impartite dal Ministero dell’Economia per un graduale recupero degli scatti maturati nel 2012 – dice Scrima – costituiscono una decisione inaccettabile che va bloccata, una vera e propria provocazione che se attuata non potrà rimanere senza risposta”. Per il leader di comparto non vi sono dubbi: quello condotto da Governo è un atto di “palese incoerenza rispetto alle tante affermazioni di voler sostenere e valorizzare il lavoro nella scuola”.
E ancora: “non è ammissibile che si intervenga a recuperare quote di salario già erogate, e ancor di più – sottolinea il sindacalista – che lo si faccia mentre è in fase di avvio la trattativa proprio per il recupero di validità del 2012 ai fini delle progressioni di anzianità. Chiediamo al Governo di sospendere ogni procedura di recupero, impegnandoci ovviamente a sostenere le azioni di impugnativa ove queste si rendessero necessarie da parte degli interessati”. Come sempre, aggiunge Scrima, “sono i fatti, sono le scelte concrete a valere più degli impegni assunti con parole altisonanti: ne ha spese molte anche questo governo, quando ha dichiarato di voler ridare centralità a istruzione e formazione. Ma se la decisione di intervenire sugli stipendi fosse confermata, quelle parole verrebbero palesemente smentite, con una clamorosa caduta di credibilità per chi le ha pronunciate, oltre che – conclude – di autorevolezza e affidabilità per chi nel governo è investito di diretta responsabilità in materia di istruzione e formazione”.
Meno sorpreso, ma comunque sempre allarmato, per come si sta delineando la vicenda degli scatti è l’Anief. Il sindacato autonomo, che ha sempre dubitato della piena validità del patto di salvataggio degli scatti automatici, sostiene che qualora “venisse confermato il blocco stipendiale”, centinaia di migliaia di lavoratori “subirebbero una palese diversità di trattamento rispetto ai magistrati e agli avvocati dello Stato”. Il riferimento dell’Anief è sempre alla sentenza n. 223/12, attraverso cui la Corte Costituzionale ha annullato l’art. 9, c. 21 della L. 122/2010. Tornando quindi a concedere gli aumenti solo ai magistrati statali. L’organizzazione guidata da Marcello Pacifico, quindi, si batterà in tribunale per cercare di fa fruire dello stesso trattamento il personale della scuola: “il sindacato invita tutto il personale della scuola a costituirsi presso la Corte europea dei diritti dell’uomo. L’obiettivo è ribaltare nelle aule di giustizia quanto deciso dal Governo e avallato dal Parlamento. Non vi sono altre possibilità, ormai, per difendere il potere di acquisto degli stipendi e la professionalità di chi opera nella PA”.
In effetti, il potere di acquisto degli stipendi dei dipendenti statali sta toccando livelli sempre più bassi. Proprio in questi giorni l’Inps ha comunicato che “nel 2012, anno “tra i più critici” per l’economia e la società italiana, i redditi delle famiglie ne hanno risentito in “maniera rilevante”. Si sono infatti ridotti del 2% in termini monetari, ma in termini di potere d’acquisto la caduta è stata di ben 4,9 punti”.