Antonello Giannelli, presidente nazionale dell’associazione presidi, come riporta RaiNews, è intervenuto ieri, 18 maggio, a Trieste, ad un incontro formativo per dirigenti scolastici. Qui ha avuto l’occasione di parlare della sua idea di scuola del futuro.
Ecco le sue parole: “Nel 2023 a 100 anni esatti dalla Riforma Gentile, il sistema scolastico italiano resta ancora oggi troppo ancorato a quella stessa riforma. Tradizionalista, poco flessibile e aperto a nuove metodologie didattiche, lontano dalla società moderna”.
Ecco come dovrebbe cambiare la scuola secondo il presidente Anp: “Io non credo ad uno studio individuale fatto a casa. Credo che sia la scuola a dover organizzare lo studio degli alunni e questo è utile per quelli che non hanno alle spalle una famiglia socio-culturalmente elevata. In questo caso il ragazzo può andare in giro o abbandonarsi alla solitudine del cellulare e della relazione a distanza”.
“Una scuola aperta più ore al giorno, con attività extrascolastiche sport e musica all’interno degli istituti, Basta alle lezioni verticali, basta a ore e ore di compiti da svolgere a casa il pomeriggio. Basta ai 3 mesi di stop estivo, meglio vacanze più frequenti durante l’anno. Il personale necessario” – dice Giannelli – “già ci sarebbe perchè la denatalità degli ultimi anni sta portando a un esubero di 110 mila docenti che potrebbero essere utilizzati appunto per allungare l’orario scolastico”.
E, sugli stipendi dei docenti: “Al momento l’unica variabile che fa incrementare gli stipendi è l’anzianità di servizio. Questo è sbagliato, si dovrebbe valutare il merito e l’impegno dei docenti. Non tutti infatti si impegnano allo stesso modo. C’è chi è disponibile a stare a scuola molto più tempo e dovrebbe avere degli scatti stipendiali significativi”.
Non è la prima volta che Giannelli si concentra su questo concetto. Qualche mese fa aveva pronunciato parole simili ai nostri microfoni: “Sul concetto del merito siamo favorevoli: è un concetto costituzionale. Nell’articolo 34 si parla dell’obbligo dello Stato nel garantire gli studenti più meritevoli, anche senza mezzi economici. Mi preme dire però che il merito va applicato anche al personale, che va incentivato e remunerato in base all’impegno che mette sul lavoro. Mi aspetto dal ministro un segnale concreto”.
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