Attualità

Giannelli: “Basta lezioni come cinquant’anni fa. Bisogna pensare a scuole dove si sta dalla mattina alla sera”

Intervenuto a Omnibus su La7, il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli ha affrontato il tema della dispersione scolastica:

“Noi abbiamo alcuni problemi che sono la dispersione altissima, inaccettabile, un livello medio di competenza in uscita dalla scuola pure inaccettabile e grossi divari territoriali. Tutto questo ce lo dicono tanto l’Invalsi a livello nazionale e l’Ocse Pisa a livello internazionale. Giusto attenersi ai dati, molto spesso in Italia si fanno riforme su base ideologica e non sulla base dei dati esistenti.

Alle famiglie bisogna garantire servizi, bisogna pensare a scuole dove si sta dalla mattina alla sera, perché questi bambini e ragazzi devono stare in un ambiente in cui ci siano tutta una serie di stimoli, non si fa soltanto la lezione come si faceva cinquant’anni fa. La riforma Gentile continua a rappresentare un paradigma e la riforma degli organi collegiali di cinquant’anni fa è tuttora vigente. In tutto questo tempo sono successe molte cose, se non ammoderniamo questo non andiamo da nessuna parte”.

Ripensare la cultura classica

I programmi? “Dovrebbero esserci dei nuclei fondanti – spiega Giannelli – oggi il percorso dovrebbe essere deciso autonomamente da ogni scuola e potrebbe differire da una scuola all’altra, ovviamente mantenendo delle parti comuni. Sono assolutamente contrario alla contrapposizione tra scientifico e classico. La cultura classica spesso viene insegnata male perché viene fatta odiare agli studenti perché ci si concentra molto su aspetti come la grammatica greca, latina e si perde di vista il nucleo concettuale che è fondante per tutto l’occidente. Tutti gli studenti delle nostre scuole, incluse quelle tecniche e professionali che studiano meno queste materie, dovrebbero uscire con un’adeguata cultura su quello che è la genesi della nostra cultura che è nata essenzialmente in Grecia. Stiamo attenti a non giocare il derby classicisti-scientisti e non è di un paese moderno”.

Daniele Di Frangia

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