“Partiamo da un dato oggettivo: l’Italia è uno dei pochi Paesi del mondo avanzato che non ha un’obbligatoria formazione e aggiornamento per gli insegnanti”.
La ministra Stefania Giannini non ha dubbi nel ritenere l’istruzione, e quindi il ruolo dei docenti, come uno dei punti strategici della politica, ma occorre puntare su di loro e sul loro aggiornamento.
“Una volta in ruolo i professori sono soggetti all’usura delle conoscenze, come tutti coloro che hanno una preparazione finalizzata a un lavoro intellettuale. Senza formazione e aggiornamento scolleghi il mondo della produzione del pensiero da quello della trasmissione del pensiero (perché questa è la funzione dell’insegnante), lasci la scuola nella sua complessità ad un mero ruolo di intrattenimento. Comunque, la formazione e l’aggiornamento degli insegnanti non possono essere lasciati ad una dimensione volontaristica. Lo spazio dedicato ai due percorsi deve essere necessario e sistematico, non occasionale e volontaristico”.
Questo significa, risponde Giannini al docente, che ci deve essere una obbligatorietà per contratto, mentre “uno staff molto qualificato si sta occupando di come gestire la formazione. Io immagino che ci debba essere un aggiornamento e una formazione modulare. Intendo che ci sono magari delle discipline che hanno determinate necessità e alcune fasi della carriera di un insegnante che possono essere più necessariamente soggette all’intensità dell’aggiornamento”.
Tuttavia “la premialità andrebbe collegata anche alla formazione e all’aggiornamento”, mentre “l’Invalsi fornisce solo lo stato di salute della scuola, una valutazione oggettiva. I presidi che governano il processo intero devono avere una responsabilità diretta e dovranno andare a disaggregare i dati complessivi. E loro stessi dovranno essere sottoposti a valutazione” e se è il caso anche a licenziamento.
Ma “licenziare significa togliere la possibilità di migliorare. Invece, il preside deve essere un po’ come un allenatore: prende atto dei risultati e cerca il modo per migliorare. Se l’insegnante di italiano, per esempio, è andato male, invece di fare il corso di aggiornamento di 3 ore lo farà di 5. Oppure, se un altro insegnante ha dimostrato che ha scarsa empatia perché gli studenti lamentano questo, bisognerà intervenire su quel lato”.
Questo discorso però mette in primo piano anche un’altra questione e cioè di fare valutare i docenti anche dai ragazzi: “l’importante è incrociare le varie modalità possibili. Abbiamo già parlato di tre possibilità da incrociare: Invalsi, presidi e studenti. Preciso che per gli studenti forse dobbiamo parlare degli ultimi tre anni delle superiori. Perché altrimenti diventa una cosa rischiosa. Nella mia esperienza di professore e di rettore poche volte gli studenti si sono sbagliati nel giudizio”.
Vergognoso invece per Giannini lo stipendio dei docenti, stipendio che bisognerebbe portare “almeno alla soglia dignitosa dei 2000 euro mensili”