“Avevo 30 anni, vinsi una cattedra a 350 km da casa, mio figlio aveva pochi mesi, ho fatto la pendolare settimanale: è stato un grande sacrificio, quindi ho il massimo rispetto per le storie individuali”.
A raccontarlo al Mattino di Napoli è stato ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Secondo cui “questa drammatizzazione” nell’accettare un’assunzione a centinaia di chilometri dalla residenza è “antistorica. Sono situazioni difficili, ma non è questo il punto che si deve prendere come riferimento per valutare la bontà di un provvedimento che riguarda 100mila persone del settore pubblico dello Stato. Un provvedimento, non mi stancherò mai di ripeterlo, che mira a dare una definitiva stabilità alle scuole”.
Giannini coglie l’occasione per chiudere la porta alla proposta giunta nei giorni scorsi dal governatore della Puglia, Michele Emiliano, di conferire bonus economici e agevolazioni ai precari costretti a trasferirsi fuori regione, in particolare al Nord: “non è all’ordine del giorno”, chiarisce il ministro. “Ed è un aspetto delicato perché dovrebbe essere allora esteso a tutto il settore pubblico”. E ancora: “Non può passare il concetto che il trasferimento sia punitivo. Non è così”.
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Durante l’intervista, il ministro si è anche soffermato sulla valutazione dei presidi: “Per la prima volta, la parte variabile dello stipendio dei dirigenti scolastici sarà legata al risultato”, ha detto. Fra i criteri che peseranno nella valutazione dei presidi ci saranno “la capacità di valorizzazione dei docenti, il raggiungimento degli obiettivi di miglioramento che la scuola si è data; l’aggiornamento professionale del preside”.
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