Dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, continuano ad arrivare segnali di apertura verso gli incentivi stipendiali limitati alla frangia di docenti più meritevoli. Stavolta ne ha parlato a Radio 1, la mattina del 20 marzo, mentre si discuteva degli stipendi degli insegnanti. Il ministro non ha perso l’occasione per bacchettare i rappresentanti dei lavoratori.
“Se si fa la contrattazione e i sindacati spingono solo per salvaguardare il minimo garantito per tutti e non per valorizzare chi lavora meglio – ha tenuto a dire – quel poco che c’è, non solo non serve a migliorare la qualità complessiva ma neppure a valorizzare le singole persone”.
Il ministro ha poi aggiunto: “non è solo una questione di meno soldi – ha detto – ma di soldi spesi male. Gli insegnanti italiani, a differenza dei colleghi europei, non hanno alcuna prospettiva di carriera nel senso di differenziazione di funzioni che vengano riconosciute, valutate e premiate”. Insomma, sul nuovo contratto la sua posizione è ormai chiarissima. Resta da capire quanta intenzione hanno i sindacati di contrastarla: dalla base, dai lavoratori, infatti ci sono forti spinte per attuare un aumento generalizzato. Soprattutto dopo che nell’ultimo triennio il blocco dei contratti ha determinato il sorpasso dell’inflazione sulle buste paga.
A proposito della eventualità che la scure della spendig review si abbatta anche sul settore dell’istruzione, il responsabile del Miur si è invece vestita quasi da sindacalista del settore. “Mi stupirei se ci fossero tagli di risorse che già sono state prosciugate negli anni”, ha detto Giannini. Per poi sottolineare che “se ci fosse una distrazione del genere nell’ambito del governo o di un Consiglio dei Ministri che ha messo questo tema come una bandiera al centro dell’agenda politica, dovrei essere a ricordare che ciò non è coerente con quanto abbiamo detto. Certamente non si fanno miracoli ma – ha concluso – bisogna avere il coraggio di investire, l’ambizione di migliorare il sistema e spendere meglio quello che c’è”. Nei prossimi giorni capiremo se il ministro dovrà sgomitare in CdM oppure se il suo dicastero, come è stato più volte indicato dai rappresentanti del Governo Renzi, verrà esentato dai “ritocchi” del piano Cottarelli.