Stavolta il ministro dell’Istruzione si schiera in difesa dei diritti degli utenti della scuola pubblica. Sulla controversia legale, in corso nel Comune di Bibiana, dove si sta impedendo l’apertura di una scuola dell’infanzia pubblica perché la paritaria già presente non darebbe l’assenso, Stefania Giannini rompe ogni indugio: se è vero che in Piemonte esiste una legge regionale che avalla tutto questo, “Allo Stato spetta – dice il Ministro al quotidiano ‘La Stampa’ – il dovere di garantire la qualità e l’esercizio del diritto di scelta per le famiglie. Questa legge non va certo in questa direzione”.
“Più che di discriminazione – continua Giannini -, parlerei di reazione, inadeguata nel metodo ma motivata dalle difficoltà crescenti di sopravvivenza che molte paritarie in Italia stanno vivendo. Il problema, quindi, va affrontato alla radice”.
Secondo il responsabile del Miur, quindi, stiamo assistendo ad una “impropria battaglia, tutta e solo italiana, fra statale e non statale deve essere superata in nome dell’idea irrinunciabile che l’istruzione è un diritto fondamentale della persona”.
“Mi sento di dire a tutti i genitori” che avevano iscritto i bambini alla materna comunale “che è ben chiara al nostro governo la responsabilità di girare pagina in tema di istruzione. E’ nostro fermo intento dare tutte quelle risposte concrete che i genitori si aspettano, qui ed ora. I veti incrociati fra pubblico e privato sono il frutto marcio di una stagione passata”.
Con questo caso, continua il ministro, “ho trovato conferma del fatto che non si è ancora risolto il vero tema a livello nazionale: la mancata attuazione della Legge Berlinguer che nel 2000 ha riconosciuto la parità scolastica degli istituti” italiani “presenti nel Paese sul piano giuridico. Ma purtroppo ci si è fermati qui, al riconoscimento formale”. “Non sfugga a nessuno, poi, la situazione di grave difficoltà economica che vivono le scuole paritarie in alcune regioni”. Una difficoltà che solo poche ore prima la Cei ha confermato, facendo appello allo Stato: tanti istituti paritari, in prevalenza cattolici, stanno infatti chiudendo proprio per la scarsità di fondi pubblici.