I decisori politici stanno finalmente scoprendo l’acqua calda, anzi forse quella tiepida.
E’ di queste ore l’ultima esternazione del ministro Giannini in fatto di digitalizzazione delle scuole: “Su questo – ha dichiarato la titolare del dicastero – abbiamo ancora una situazione a macchia di leopardo nel Paese” ed ha aggiunto: “Per proseguire nel processo di digitalizzazione nelle scuole dobbiamo compiere una vera e propria rivoluzione educativa nel senso che dobbiamo puntare moltissimo sulla formazione permanente degli insegnanti, anche rivisitando il contratto. Non basta soltanto investire in tablet e Lim: dobbiamo investire sulla formazione del personale docente”.
Subito dopo le ha fatto eco Elena Centemero, responsabile scuola di Forza Italia, che, per non essere da meno ha dichiarato: ”E’ arrivato il momento di lanciare un grande progetto di digitalizzazione delle nostre scuole. La digitalizzazione permette di personalizzare i percorsi formativi, accanto a un apprendimento cooperativo che utilizza linguaggi conosciuti e vicini ai ragazzi. Per questo, serve un investimento forte nelle infrastrutture e nella formazione dei docenti, che vanno accompagnati in un mondo a volte lontano da loro ma che è fondamentale per migliorare i livelli di apprendimento e la motivazione”.
Ora, va detto con chiarezza che quello della digitalizzazione è un problema vecchio e stravecchio e fa un po’ sorridere (o forse arrabbiare) sentire ripetere periodicamente la solita litania e i soliti annunci del prossimo “Piano Marshall” per realizzare la rivoluzione del sistema scolastico.
La questione è semplice ed è ormai arcinota: ci vogliono investimenti seri per le attrezzature e per le infrastrutture (banda larga, wi-fi, ecc..), un piano di formazione permanente dei docenti (hardware e software cambiano rapidamente e quindi non basta formare il personale una volta per tutte), congrui stanziamenti per la manutenzione ordinaria (si dà il caso che PC, Lim, reti e tutto il resto abbiano necessità di essere aggiornati e riparati di continuo).
Forse sarebbe anche il caso di pensare alla presenza di un “operatore tecnologico” nelle scuole primarie, ma questa è una richiesta persino eccessiva, visti i tempi che corrono.
Un fatto è certo: se si vuole davvero digitalizzare la scuola non si può fare affidamento su piani incerti e discontinui, ci vuole un intervento stabile e sistematico e, soprattutto, significativo riguardo alle risorse messe in campo.
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