Sulle assunzioni rimandate di un anno, il premier Renzi ha tracciato la strada. Ora, tocca agli altri rappresentanti del Governo puntellarla. La fa benissimo il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini., intervistata a ‘Uno mattina’, su Rai Uno, il giorno dopo la discussa intervista del presidente del Consiglio nel salotto di Bruno Vespa a ‘Porta a Porta’.
“Una dose di realismo e di richiamo alla responsabilità concreta del Parlamento credo che sia necessario a un certo punto farla. L’ha fatta autorevolmente il presidente del consiglio, l’avevo fatta in varie fasi io stessa davanti alle Camere. E’ evidente che assumere 100 mila persone è un’operazione straordinaria. I tempi necessari per noi sono e restano quei due mesi abbondanti che a questo punto temo per quest’anno non saranno più possibili”, ha detto Giannini.
“Ma questo non significa – ha aggiunto – interrompere il percorso. Significa andare avanti con molta rapidità arrivando a una sintesi ai primi di luglio con la Conferenza nazionale”.
E pure l’ipotesi del voto di fiducia, al Senato, sembra ormai tramontata. Giannini ricorda che “anche per la fiducia servono i numeri. La fiducia non è uno strumento che presuppone la mancanza del sostegno della maggioranza. E’ solo uno strumento più diretto. Vediamo i prossimi passaggi della commissione del Senato”.
Sempre sui numeri della maggioranza in Senato, il ministro ha osservato che “sono quelli che hanno sostenuto finora, senza particolari incertezze questa maggioranza. Come si sono dimostrati compatti su altri provvedimenti, così avverrà per il provvedimento su scuola”. “Credo che la scuola – ha aggiunto – sia un tema che merita un’attenzione in più e innegabilmente gliela abbiamo data, sia nei tempi sia nei metodi”.
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Rispondendo infine alla domanda ‘La Buona scuola é la riforma che voleva?’, il ministro ha sottolineato: “il meglio è nemico del bene in tutti i settori. Non si può rimandare sempre la palla a un altro tempo della partita perché forse si potrebbe fare qualcosa di più o di meglio”.
Per poi concludere: “un sistema scolastico che accentra tutto nel ministero non è più adeguato alle esigenze della società. La responsabilità educativa di chi dirige le scuole, la valutazione e la formazione degli insegnanti sono pilastri da cui non si può prescindere”.
Così importanti, imprescindibili, al punto da far saltare le 100mila assunzioni dei precari.
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