Durante il conferimento di una laurea honoris causa alla presidente dell’Unesco, Irina Bokova, la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini è intervenuta in merito alla campagna per il boicottaggio accademico di Israele lanciato in Italia due settimane fa e che ha raccolto 312 firme.
“Ho molto apprezzato la risposta data dalla Conferenza dei Rettori delle università italiane all’appello firmato da alcuni docenti universitari per il boicottaggio del Technion di Haifa. L’accusa è che in quella Università si faccia ricerca finalizzata anche a generare oppressione ai danni del popolo palestinese. L’Italia, la cui amicizia con Israele è profonda e che non sottovaluta la minaccia all’esistenza e alla vita dello Stato portata da gruppi terroristici, sostiene tutti gli sforzi negoziali per giungere a una pace duratura. Ma non è questo il punto. È l’idea stessa di progresso della scienza che, per principio, esclude la modalità del boicottaggio”.
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A sollevare il caso è stato Il Foglio, quando scrisse per primo della vicenda, parlando di un “il salto di qualità, con tanto di apprezzamento da parte di Hamas, che sul suo sito ufficiale scrive: ‘Il Movimento per la Resistenza Islamica saluta una petizione di accademici e ricercatori italiani per boicottare le istituzioni e le università di ricerca israeliane’. A parlare così è Sami Zuhri, il portavoce del regime islamista di Gaza. Il riferimento è al documento, firmato da 168 accademici italiani, che invita a boicottare l’accademia israeliana, a cominciare dal Technion di Haifa, fucina di ben quattro premi Nobel. I 168 docenti e ricercatori italiani hanno messo giù un vero e proprio programma di lavoro: ‘Non accetteremo inviti a visitare istituzioni accademiche israeliane; non parteciperemo a conferenze finanziate, organizzate o sponsorizzate da loro, o comunque non collaboreremo con loro'”