“Io sono stata messa in croce per mesi perché prendevo il sole a casa mia, in Toscana, in una spiaggia praticamente privata. A un ministro danese non sarebbe successo: questo è il contesto culturale e sociale in cui viviamo e approviamo le nostre leggi”. La ministra Stefania Giannini, durante un dibattito sull’educazione sessuale nelle scuole “Il tempo delle donne”, organizzato in Triennale a Milano, torna sull’affaire delle foto pubblicate nel 2014, che la ritraevano in topless in vacanza, per dire che “questo Paese non ha risolto i suoi tabù”. La ministra aggiunge, parlando della necessità di far entrare i temi della sessualità nelle scuole, di non aver problemi a parlare di sé, “non ho alcuna reticenza, sono una persona che ha risolto con naturalezza il suo rapporto con il corpo”.
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Parlando sempre alla Triennale di Milano sul tema “Perché la scuola non parla d’amore”, che si è tenuto nella mattinata di 9 settembre, la ministra ha precisato: “Metterei in evidenza tre aspetti. Il principale è il potere e il tabù del linguaggio. Siamo un Paese che ha rimosso il lessico dell’amore, perché fa paura se separato dal contesto dell’intimità. Quindi la scuola deve recuperare la consapevolezza della parola. Il secondo è quello che è necessaria un’alleanza tra scuola e società: la società deve reinvestire la scuola del compito di affrontare questi temi. E infine, noi dobbiamo dare strumenti. Le linee guida della Buona scuola saranno una utile rassegna di come questi temi devono entrare nella scuola con un “approccio olistico”. Con rispetto”.
Il patto che il ministro propone è con i genitori, con la scuola e con le associazioni che nel mondo reale. “Non è solo un problema normativa, prosegue il ministro. Bisogna ricreare un contesto sociale fertile. Se ci fermiamo davanti al tabù, se ci fermiamo davanti alla paura del linguaggio, ecco che i risultati sono quelli che abbiamo tutti davanti agli occhi”.