Premesso che per comprendere meglio il senso di cosa volesse dire Stefania Giannini bisognerebbe disporre del testo completo del discorso pronunciato a Stresa, il lancio di agenzia di cui disponiamo in queste ore è a dir poco curioso e imbarazzante
“La scuola – ha detto il Ministro – deve chiedere al privato un principio di partecipazione attiva. Se Della Valle restaura il Colosseo, mi chiedo perché questo non possa avvenire anche nella ricostruzione di un laboratorio o nel finanziamento di un corso di studi”.
Francamente c’è da chiedersi se il Ministro non si renda conto del paradosso e di quanto poco sensata sia la domanda che lei si pone.
Perché la risposta è talmente banale che sarebbe alla portata di un qualunque studentello liceale: il Colosseo è uno dei più famosi monumenti del mondo e se un imprenditore decide di investire qualche milione di euro per sistemarlo, il suo nome girerà a New York, a Tokio, a Mosca e in chissà quante altre città del pianeta.
Se lo stesso imprenditore dovesse regalare 50mila euro (somma importante per una scuola) per realizzare un laboratorio di informatica nell’Istituto Comprensivo Garibaldi della città X, il suo nome farebbe al massimo il giro della città o della provincia.
Oltretutto con il rischio che la sua azienda sarebbe ben presto sommersa di richieste di decine e decine di scuole che vorrebbero un aiuto simile.
Forse Giannini non immagina che Della Valle investe milioni di euro nel Colosseo non solo (o forse non tanto) perché ama l’Italia e la sua storia, ma anche (o forse soprattutto) perché pensa che da questo investimento ne potrebbe derivare un vantaggio per le sue aziende (vantaggio peraltro legittimo che si traduce in aumento delle vendite e di posti di lavoro).