Dovrebbe spiegarlo la ministra dell’istruzione, Giannini, il motivo di questo improvviso e inaspettato cambio di rotta nella composizione delle commissioni agli esami di stato. E avrebbe dovuto farlo prima ancora che il Sole 24 Ore, verificando i sigilli del Dl, scoprisse che non c’è più la norma che imponeva i sei commissari tutti interni. Non può infatti passare sotto silenzio un fatto così grave, benchè la notizia sia assolutamente positiva e da accogliere con applausi, considerato pure l’esito del nostro sondaggio che a grande maggioranza ha votato per lasciare la formula scritta da Berlinguer.
Ed è grave il fatto che la ministra Giannini da tempo, compresi i sottosegretari Miur ed esponenti di punta del Pd, abbiano comiziato che, anche per motivi economici e di risparmio, le composizioni agli esami di stato avrebbero subito modifiche profonde, mentre ora improvvisamente si copre che non è così. Notizia positiva è vero, ma quale credibilità avrà da questo momento in poi la ministra e il suo entourage? Come si potrà più credere alle sue dichiarazioni, urbi et orbi, prima che tutto non sia scritto, nero su bianco, nelle leggi?
Che senso ha, da oggi, affannarsi da parte dei giornali a inseguirne le dichiarazioni e le anticipazioni, quando poi alla fine si dimostrano prive di effettiva applicazione? Parole al vento?
Per questo crediamo che al più presto la ministra ci spieghi cosa è successo, da dove sia nata tanta inopinata svolta, dove stia il vulnus e perché, senza nemmeno dare un’avvisaglia, tutto torna come prima. Delle due l’una: o la ministra, e il suo entourage, parla tanto per parlare, oppure è stata fregata da qualcuno o qualcosa. Tranne che ci sia, tra le pieghe, un ulteriore trabocchetto: ma quale?
Può pure essere che abbiano capito, nelle stanze del ministero, che si stava perpetrando una stupidaggine, immolata sull’altare del moloch del risparmio, ma anche in questo caso è importante e serio e correttissimo che Giannini spieghi e ne illustri al più presto il motivo, perché altrimenti sarebbe il caso che pensasse ad altre decisioni, considerato pure che la faccenda esami di stato non riguarda solo la categoria dei professori, ma centinaia di migliaia di alunni e di famiglie.
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