Giannini e Renzi ignorano le critiche sull’esame di Stato

Come insegnante di scuola media e superiore avrei proposto l’introduzione dell’esame di terza media con commissioni composte da membri sia interni che esterni. Credo che alla fine del I ciclo di istruzione sarebbe bene che gli alunni fossero valutati anche da docenti che non li abbiano mai scrutinati.

Proprio quando stavo finendo la lettura del documento proposto dal Ministro è stata pubblicata la notizia relativa al nuovo esame di maturità: la commissione di tutti membri interni fa capolino tra le “innovazioni”.

Quale sarebbe la ragione didattica che giustifica tale scelta? Come mai non è stato posto alcun quesito nel documento Buona Scuola? Perché non si è voluto interpellare chi fa esami tutti gli anni?

Il motivo è come sempre solo di natura economica. Il sottosegretario Toccafondi l’ha confermato alcuni giorni dopo rilasciando dichiarazioni chiare riguardo all’aspetto economico (“porterà risparmi di diversi milioni di euro”) e molto deboli riguardo all’aspetto didattico (“i commissari esterni non servono poiché il 98,5% degli studenti viene comunque promosso”)

Gli insegnanti sono stufi di sentire parlare di scuola da dirigenti del MIUR che non mettono piede in classe da quando erano studenti: i presunti esperti che vedono solo il risparmio economico e non sanno – o forse non vogliono – valutare gli effetti didattici di scelte scellerate ci hanno stancato. Per quanto mi riguarda il questionario di Buona Scuola rimane in bianco. Facciano quello che vogliono ma almeno non dicano che il contributo è arrivato dai professionisti della scuola.

Se si vuole un parere tecnico che motivi la mia difficoltà ad accettare il “nuovo” esame si può leggere quanto segue. L’idea della commissione di esame composta da soli insegnanti del consiglio di classe è fallimentare sotto tutti i punti di vista. Primo tra tutti quello didattico:

• nessun docente potrà illudersi di essere realmente obbiettivo davanti ad un candidato valutato e interrogato durante l’intero anno scolastico

• ogni studente penserà che i propri docenti conoscano la valutazione finale ancor prima che inizino gli scritti

• la percentuale degli alunni promossi all’esame tenderà al 100% (sarà raro che lo stesso gruppo di insegnanti deciderà di ammettere uno studente all’esame per poi fermarlo due settimane dopo)

Neppure l’aspetto contrattuale-lavorativo di tale manovra è da sottovalutare: alcuni insegnanti – presumibilmente chi lavora nelle classi terminali – saranno impegnati ogni anno nell’operazioni di esame, altri insegnanti – chi presta servizio nel primo biennio – ne saranno totalmente esclusi per tutta la loro carrierase, oltre tutto, non si volesse neppure dare una retribuzione, il monte delle 18 ore settimanali di attività didattica verrebbero ampiamente superate (si ha idea del tempo necessario per correggere 30 temi d’esame?) potranno fare domanda come presidenti solo i dirigenti scolastici, i docenti universitari e gli insegnanti non impegnati negli esami delle proprie classi il requisito dei 10 anni di ruolo per poter fare il presidente sarà iniquo: ci saranno insegnanti con esperienza accumulata esclusi e insegnanti coinvolti solo per anzianità di servizio se il presidente verrà pagato si creerà una disparità con gli altri membri della commissione; in caso contrario chi si accollerà la responsabilità di assolvere mansioni burocratiche gratuitamente anche in vista di ricorsi? I docenti non impegnati negli esami presteranno mansioni con la stessa durata temporale giornaliera?

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