Stefania Giannini, poco prima di essere nominata, aveva fatto una sorta di “patto” con gli studenti, promettendo che, se fosse diventata ministro, avrebbe migliorato la scuola secondo delle priorità segnalate dagli studenti. Ora Giannini ha fatto un bilancio delle promesse di allora, iniziando dal diritto allo studio: “Abbiamo incrementato notevolmente il fondo per il diritto allo studio, che è passato da 162 milioni a 212 milioni. E’ un primo passo ma è un passo davvero importante per gli universitari. Stiamo andando nella direzione di un’attenzione che nessun governo negli ultimi anni aveva posto sul tema del diritto allo studio”.
Per l’edilizia scolastica, dice Giannini, “i conti tornano, se consideriamo i 4 miliardi come fondo per l’edilizia scolastica, i 3 miliardi contenuti nella legge 107 della ‘Buona Scuola’, a cui va aggiunto il miliardo del Piano nazionale sulla scuola digitale”.
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Per quanto riguarda la digitalizzazione, l’alternanza scuola-lavoro, l’edilizia scolastica e le scuole aperte d’estate, la ministra dice: “Fa piacere che i contenuti della riforma sulla ‘Buona Scuola’ siano simili alle esigenze dei ragazzi solo l’ultimo punto non ne fa parte ma è comunque un progetto che mi sta molto a cuore. È un progetto nato per tamponare la dispersione scolastica, che in alcune zone supera il 20%, ben oltre la media europea del 12%. A me piace chiamarlo il ‘progetto educativo dell’aggregazione’, il modo per mettere la scuola al centro della comunità in cui si trova”.
“Fino a un paio d’anni fa sarebbe stata utopia parlare di questi argomenti; oggi, con 100 milioni di euro stanziati ogni anno per i laboratori e per la riorganizzazione degli spazi la strada è tracciata; non vorrei però imitare nessun modello; anche perché molto dipende dal contesto urbano in cui si trovano gli istituti”.