“Il presepio non è più un simbolo di potere da abbattere o da difendere e non è nemmeno la figura di un relativismo prêt-à-porter”.
Lo ha scritto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, in un intervento sul Corriere della Sera pubblicato domenica 29 novembre.
Secondo Giannini, la rappresentazione della natività è oggi “la traccia di una storia plurale, nella quale si iscrivono altre storie, degne di conoscenza e rispetto”. Pertanto, si deve “agire con delicatezza, evitando polemiche che servono a pochi” e che “episodi come quello esploso in questi giorni sulla scuola di Rozzano (dove il preside ha lasciato la reggenza dopo il vespaio venutosi a creare per aver negato le feste di Natale ndr) diventino oggetto di tenzoni goffe”.
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La scuola, dice il ministro, è “luogo principale di trasmissione e condivisioni dei nostri valori e di integrazione con i valori di altre comunità che sono ormai parte integrante della nostra società”. “Servono politiche europee della conoscenza che accrescano l’interscambio con i Paesi islamici, specie nel campo degli studi umanistici” e “di accesso e diritto allo studio” perché “è anche dall’esclusione e dalla mancanza di condizioni di vita decente che nascono odio e violenza”.
Per Giannini, quindi, “nei tempi complessi che stiamo attraversando le politiche educative tornano al centro del dibattito e acquisiscono una funzione inedita e potente” per dare “a un’Europa insicura e impaurita le giuste leve per ritrovare certezze”. Lo. Questo impone a “politici, famiglie, insegnanti” il “dovere dell’ambizione” e il “dovere dell’attenzione”: va progettata, dice il ministro “una scuola diversa e più forte”, valorizzando “i simboli” senza “nasconderli, siano essi laici (tutti abbiamo visto cosa vale una bandiera nella Francia di oggi) o religiosi”.
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