Intervenuta all’inaugurazione dell’anno accademico, Giannini ha parlato di questa come l’occasione per “Ammirare la grande tradizione, recuperare l’orgoglio di essere italiani consapevoli del compito fondamentale di riportare al centro dell’agenda politica il tema della cultura e della formazione”. Chiedendo “uno sforzo comune e il coraggio di chi dirige strutture come questa”, il ministro ha parlato di “chiamata alle armi”, per cambiare lo stato attuale delle cose, nell’intero Paese e, in particolare, del settore della formazione artistica e musicale. Rivolgendosi ai suoi “colleghi”, la ministra ha parlato di “Mondo trascurato”, e accennando alla legge di 15 anni fa che “sembrava aprire nuove prospettive” ha spiegato come oggi non abbia portato a risultati, “anche per distrazione della classe politica, e per la difficoltá di definire azioni politicamente praticabili”.
Nei documenti “su cui ci interrogheremo con docenti, studenti e artisti”, le tre parole chiave saranno il punto di partenza per cambiare riportare l’Italia nel ruolo che merita. Per l’internazionalizzazione della formazione artistica e musicale, “ad esempio per ospitare grandi maestri dall’estero o italiani”, Giannini ha chiesto “regole più semplici, un modello semplice che sia paragonabile a quanto istituzioni come Brera in altri paesi hanno, perché si possano poi collegare più facilmente”.
In merito alla richieste di autonomia, “il rapporto tra singole istituzioni e governo centrale va cambiato”, secondo Giannini che, a tal proposito, ha introdotto la terza parola chiave: la “Valutazione”. Sono necessari “processi di valutazione anche in questo settore, per valorizzare ció che di buono viene fatto” e per distinguerlo da altre situazioni meno virtuose: “curiosamente non è mai stato pensato, oggi è una carenza che non possiamo più permetterci”.
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