La selezione per accedere ai corsi di specializzazione di medicina, a numero chiuso, non si limita alla partecipazione di un semplice test a quiz. Per il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, interpellato durante il question time tenuto il 5 novembre, la sottolineatura è d’obbligo.
“La prova selettiva non si esaurisce in un semplice quiz”, ha detto il responsabile del dicastero dell’Istruzione. Che poi ha aggiunto: “l’ammissione alle scuole di specializzazione di medicina avviene in relazione a una graduatoria per ogni singola scuola sulla base di un punteggio dato dalla somma della valutazione dei titoli (massimo 15 punti) e di una prova (massimo 120 punti) suddivisa in due parti: una generale comune a tutte le scuole di tutte le aree e una specifica per ciascuna delle tre aree (Medica, Chirurgica e dei Servizi clinici)”.
Giannini ha tenuto a dire, inoltre che “la seconda prova della procedura concorsuale associa fra loro la parte riferita soprattutto ai settori scientifico – disciplinari ‘ fondamentali’ delle aree (30 domande) e quella più specifica delle singole Scuole (10 domande)”.
Il Ministro, dopo aver ricordato che le graduatorie che si formano all’esito del concorso sono distinte per singola scuola di specializzazione, ha messo in evidenza l’importanza del punteggio ottenuto dai candidati nelle 10 domande specifiche di Scuola che hanno un valore doppio rispetto ai quesiti generali e a quelli di area.
“La gran parte dei settori-scientifico disciplinari presenti nelle aree sono comuni gli uni agli altri – ha concluso Giannini -, ciò in quanto si presuppone che determinate cognizioni generali debbano essere trasversali a tutte le scuole”.
La precisazione del Ministro è opportuna. Vale la pena ricordare, infatti, che questa tornata di selezione avrebbe dovuto rappresentare la fine delle prove condizionate dal baronato accademico. L’inatteso scivolone in cui è caduto il Cineca, con conseguenti dimissioni del presidente, ha invece vanificato buona parte del passaggio dal vecchio al nuovo corso.