“Quella bambina, che chiamerò Francesca, entrerà in classe nei prossimi giorni”: dirlo, riferendosi alla 11enne disabile e ammalata di Aids, è stato il ministro Giannini.
Il responsabile del Miur ha anche aggiunto che “quella città della Campania darà tutte le possibilità per farla rientrare a scuola”.
Il ministro sembra voler mostrare il pugno duro, invece, verso il capo d’Istituto che sembrerebbe essersi opposto alla frequenza della giovane nel proprio istituto campano: “se il dirigente scolastico che ha rifiutato la sua iscrizione, non per un ritardo tecnico, ma per altro, allora pagherà per le su responsabilità”, ha detto in modo perentorio Giannini.
La dinamica che avrebbe portato al rifiuto della giovane è stata ripercorsa dall’agenzia Ansa. Eccola.
La storia del “no” a Francesca (nome di fantasia) è stata raccontata dalla mamma affidataria, Fortunata della Comunità di Capodarco di Teverola in Campania, al Redattore Sociale: la bimba proviene da una “famiglia che vive in condizioni di gravissima emarginazione sociale ed economica. Ha frequentato una scuola fino allo scorso anno, dove nessuno si è reso conto, o ha fatto finta di non rendersene conto, della situazione. Aveva il sostegno scolastico per il suo ritardo psichico. Ma è stata sempre promossa, anche l’ultimo anno, seppur non sapesse leggere né scrivere. La scuola è la prima istituzione che non si è curata di lei e della sua famiglia, ma ha preferito sbarazzarsene al più presto”. Il 3 febbraio Francesca è arrivata in ospedale “quasi morta – racconta Fortuna – aveva avuto un infarto. A 10 anni pesava 16 chili.
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“E’ lì che la malattia è stata conclamata: prima, in dieci anni, nessuno se ne era accorto. E’ stata ricoverata per quattro mesi. Dopodiché le istituzioni si sono rese conto che quella famiglia non era in grado di curarsi di lei: doveva prendere 12 medicine al giorno ed essere seguita con molta attenzione”. E’ iniziata così la ricerca di una struttura capace di prenderla in carico: “ce ne sono 35, accreditate con il comune di Napoli. La comunità di Capodarco, per scelta, non è accreditata. La procura ha fatto il nostro nome ‘in extremis’, perché nessun’altra struttura si era resa disponibile”. Il 17 giugno Francesca è entrata in questa famiglia, che ha iniziato a cercare una scuola. “All’inizio nessun problema, il preside si è detto pronto ad accoglierla”.
“Poi, il 4 settembre, quel sì si è trasformato in un diniego: ufficialmente, non c’era posto per lei, troppi iscritti. Ma l’ufficio scolastico aveva anche concesso la sezione supplementare che il preside aveva chiesto, quindi è evidente che le ragioni del diniego fossero altre: la “paura irrazionale” del contagio”.
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