Intanto la ministra intenderebbe puntare sull’aggiornamento dei docenti: “Faremo una proposta molto articolata e consistente per l’aggiornamento e la formazione degli insegnanti. Ci saranno criteri di valutazione. Sarà premiata l’attività positiva, anche con aumenti di stipendio, e penalizzato chi non fa il suo dovere. Non possiamo più attenerci solo a un criterio di anzianità. Sono certa che nessuno avrà timore di essere valutato nel merito”.
Affermazione che porta in sé una buona dose di reale esigenza dei docenti, quella cioè di avere riconosciuto il proprio lavoro e l’impegno, che troppo spesso rimangono nell’ombra, allo stesso modo di chi in classe ama altri impegni, dissertando magari sul nulla o disertando del tutto le lezioni. La ministra fa dunque riferimento al Sistema nazionale di valutazione che a settembre prenderà il via.
Per quanto riguarda invece le scuole private, laiche e cattoliche, e del cui tema si sta già occupando il sottosegretario Toccafondi, ciellino proveniente dal Pdl poi Udc, che ha presentato la sua proposta al ministro, l’ipotesi sarebbe quella di intervenire non sul finanziamento diretto ma sulla detassazione delle spese e delle rette, così come da tempo veniva proposto dai passati governi di centro destra.
Dice Giannini: “Noi dobbiamo offrire un progetto educativo complessivo. Pensare una scuola che sia organizzata dallo Stato o dall’iniziativa privata. La libertà di scelta educativa nel nostro paese non è mai stata garantita. La legge Berlinguer del 2000 non è stata applicata. Il finanziamento alle paritarie è sempre stato preteso, concesso, negato, negoziato. Dobbiamo uscire dalla logica che ci siano gli amici delle famiglie contro gli amici dello Stato. L’uno affonda senza le altre e viceversa. Il rapporto con le paritarie si risolve insieme senza pregiudizi ideologici, che pesano più dei soldi”.
La ministra ritorna così anche su un tema assai caro al centro destra, quello cioè del “pregiudizio ideologico” della sinistra che finora avrebbe impedito una effettiva parità tra pubblico e privato sul versante dell’istruzione. Tuttavia dall’esame dei dati, tale pregiudizio dovrebbe essere capovolto dal momento che sono le paritarie che, scegliendosi i docenti, al di fuori e al di là delle graduatorie, implementano un giudizio apriori sull’insegnamento, proprio perché la cosiddetta “libertà di educazione” non può prescindere dal docente e quindi dalla sua formazione ideologica che deve corrispondere agli obiettivi educativi della scuola privata, cattolica o no.