Categorie: Didattica

Giannini lancia la grande “novità”: inglese già dalla prima elementare

Dal primo settembre 2015 introdurremo lo studio dell’inglese a partire dalla prima elementare“: il solenne impegno è stato assunto nelle prime ore del 18 settembre dal ministro Stefania Giannini intervenuta alla trasmissione radiofonica ‘Un Giorno da Pecora’ dove ha risposto ad alcune domande dei conduttori Lauro e Sabelli Fioretti.

La notizia gira da qualche ora sulle agenzie di stampa (l’Asca è stata la prima a segnalarla, seguita poi dall’Ansa), ma – stranamente – non ha ricevuto i particolari  commenti.

Certo è che messa in questi termini l’affermazione del Ministro risulta del tutto incomprensibile dal momento che l’insegnamento dell’inglese nella primaria (all’epoca si chiamava ancora elementare) era stato introdotto già dai programmi del 1985 dove si leggeva che “per le finalità che la scuola elementare persegue, la scelta di questa o quella lingua non è determinante” anche se poi si aggiungeva che “si terrà conto, tuttavia, del carattere veicolare della lingua inglese, in quanto offre occasioni più frequenti di esperienza e, quindi, di rinforzo positivo per l’uso generalizzato che se ne fa nei mezzi di comunicazione, negli scambi internazionali e in campo tecnologico (ad esempio, nel linguaggio dei calcolatori)”.
Inizialmente, anche a causa dello scarso numero di docenti formati, la lingua straniera (inglese, francese, spagnolo o tedesco), di fatto veniva insegnata a partire alla classe terza, poi negli anni novanta si diffuse fin dalle prime classi.
All’epoca del Ministro Moratti, vennero progressivamente eliminate gran parte delle cattedre di francese, tedesco e spagnolo e rimase in vita solo l’inglese che – a quel punto – veniva avviato fin dalla prima classe.
In sostanza sono ormai almeno 10-15 anni che l’inglese dalla primo anno della primaria non è più una novità.
Ma forse Giannini voleva dire qualcos’altro, perché già qualche mese addietro aveva fatto una dichiarazione analoga. Sembra infatti che il Ministro abbia il “pallino” di introdurre nella scuola insegnanti di madre lingua (tempo fa aveva infatti affermato che “non è utile riconvertite maestri e maestre”).
Resta il fatto che la sortita della Giannini non brilla certo per chiarezza (e non è la prima volta che questo accade) e forse non sarebbe male se, prima di annunciare questa o quella novità, il Ministro facesse un breve ripasso su cosa accade davvero nelle scuole italiane magari confrontandosi anche dal vivo con insegnanti, studenti e famiglie.

Reginaldo Palermo

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