E’ ora di lavorare al riordino degli enti pubblici di ricerca. Lo ha detto la ministra per l’istruzione Stefania Giannini, margine del convegno “Ricerca@ItaliaEuropa.eu” organizzato a Roma, in Senato, dalla Fondazione Italia Protagonista.
“E’ il momento di lavorare alla delega sul decreto Madia che ci indica la strada per il riordino degli enti e per definire lo status giuridico dei ricercatori”, ha osservato Giannini. “E’ un governo, il nostro, che può già rivendicare misure specifiche”, ha proseguito il ministro riferendosi all’aumento dei fondi per la ricerca, passati dall’1,27% del all’1,31% del Pil: “sembrano pochi spiccioli, ma corrispondono a un miliardo e mezzo in più in questo anno e mezzo”, ha rilevato.
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Sui tempi necessari alla definizione di riforma dell’intero settore della ricerca, Giannini ha spiegato che si è ora ancora nella fase di raccolta dei dati: si stanno misurando gli effetti degli interventi fatti finora, ha detto, e qualcosa di concreto emergerà nei prossimi mesi, entro l’estate.
“Le risorse per la ricerca devono crescere, ma intanto impariamo a usare bene quelle che abbiamo”, ha osservato il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, fra i promotori del convegno. Per farlo, ha aggiunto, bisognerebbe favorire la libera circolazione dei cervelli, piuttosto che pensare alla cosiddetta fuga, e rafforzare il coordinamento degli enti di ricerca con la Presidenza del consiglio.
Proposta, quest’ultima, condivisa anche da Luigi Nicolais, presidente uscente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr): “la politica della ricerca la deve fare il capo del governo, non un ministro, perché si lega a un processo di reindustrializzazione del Paese”. Una richiesta di maggiore autonomia arriva invece da Giuseppe Novelli, rettore dell’università di Tor Vergata, “abbiamo bisogno delle stesse regole che esistono nelle altre nazioni per poter competere con loro. Quindi aprirle davvero ai capitali privati”. (ANSA)
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