Lo ha detto a Bruxelles il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio Ue sulla Competitività.
Giannini ha sottolineato che nella discussione in Consiglio i ministri dell’Ue “sono pronti ad aumentare del 25%” i pagamenti per i fondi per ricerca e innovazione rispetto al 2014, ma si tratterebbe comunque di 1,3 miliardi di euro in meno rispetto alla proposta della Commissione europea (più della metà dei tagli complessivi pari a 2,1 miliardi di euro che i ministri intendono applicare al bilancio 2015).
Inoltre, è di questi giorni l’allarme lanciato dalla stessa Commissione per l’insufficienza dei pagamenti approvati dal Consiglio per il bilancio di quest’anno, rispetto agli impegni, tanto che sono già stati bloccati 70 progetti per un totale di 36 milioni di euro, e rischiano di prosciugarsi le borse Erasmus di cui beneficiano molti studenti in tutta l’Ue.
“La presidenza italiana è ben consapevole di questa contraddittoria situazione: a novembre si chiuderà il negoziato e stiamo cercando in modo ‘super partes’ di trovare una soluzione che sia ragionevolmente coerente. Noi tutti, e la presidenza prima di tutti, crediamo che gli investimenti in ricerca e innovazione e nei programmi di mobilità come l’Erasmus, che è una bandiera per l’Ue, non debbano assolutamente essere sacrificati”.
La commissaria europea uscente alla Ricerca, l’irlandese Maire Geoghegan-Quinn, ha sottolineato da parte sua che i paesi che spendono di più nella ricerca e innovazione, come Germania e Danimarca (che nel 2012 vi hanno dedicato entrambe il 2,98% del Pil, considerando sia il settore pubblico che i privati) “sono riusciti ad attraversare molto meglio degli altri la crisi economica”.
In Italia, nel 2012, la spesa complessiva per ricerca e innovazione è stata pari all’1,27% del Pil. La commissaria, che ha partecipato al suo ultimo Consiglio Ue, ha ricordato che l’Ue nel 2000 si era impegnata a dedicare il 3% del Pil alla ricerca.
Un impegno, riferito al 2010, che ha dovuto poi essere rivisto e ridimensionato, con degli obiettivi indicativi differenziati assunti da ciascuno Stato membro per il 2020, pur mantenendo il totale complessivo al 3%. L’Italia, in questa suddivisione degli impegni, ha assunto come obiettivo per il 2020 un aumento degli investimenti per la ricerca pubblica e privata pari all’1,53% del Pil. (Asca)
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