Categorie: Politica scolastica

Giannini: “Mobilità dei docenti non era incrocio positivo tra domanda e offerta”

Dopo l’approvazione della legge 107/2015 sulla scuola, è evidentemente arrivato il momento di comunicarne, da parte di chi la ha fortemente voluta, le positività e le potenzialità.

Infatti, durante la trasmissione Rai Uno Mattina del 22 luglio (dal min. 16.30 al min. 27.45), è intervenuta in prima persona il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.
Come prima cosa il responsabile del Miur ha sottolineato che l’autonomia scolastica, potenziata notevolmente con questa riforma, è la grande scommessa di questa riforma e della scuola italiana.

Inoltre, il ministro Giannini ha anche affrontato uno dei punti più spinosi della legge sulla scuola, quello della nuova mobilità degli insegnanti, che non sarà più regolata dai punteggi di anzianità del servizio, delle esigenze di famiglia e dei titoli culturali.

A una domanda fatta da una docente, che chiedeva quale sarebbe stato il suo destino, nel caso avesse perso il posto per soprannumero dopo vent’anni di servizio e all’età di 55 anni e fosse stata costretta a finire in un albo territoriale senza per altro ricevere nessuna proposta dai dirigenti scolastici di tale territorio, la Giannini ha così risposto: “Nessun insegnante sarà costretto a cambiare la propria scuola o a una mobilità forzata. Cerchiamo di incrociare le preferenze indicate dai docenti con i bisogni indicati dalla scuola, nate non dal preside ma dal piano educativo della scuola. Ad esempio se in una scuola voglio fare più inglese cerco insegnanti di inglese e non di matematica. Fino ad oggi ci sono state graduatorie, sulla base dell’accumulazione di punteggi, che meccanicamente hanno mandato gli insegnanti nelle scuole, e questo non è un incrocio positivo tra la domanda e l’offerta”. Evidentemente il ministro Stefania Giannini è a conoscenza di qualcosa che non è stato ufficialmente comunicato, ovvero della fine dei soprannumeri. Infatti nella sua risposta, ad una domanda molto specifica, sostiene che non esisteranno più le mobilità d’ufficio, che lei chiama “forzate”. 

A noi questo non risulta affatto e per quanto è scritto nella legge n. 107/2015, risulta che i perdenti posto finiranno proprio come sosteneva la docente intervistata negli albi territoriali.
A tal proposito siamo noi a porre una domanda alla responsabile del Miur: “i perdenti posto che si troveranno forzatamente a scegliere un albo territoriale, avranno qualche precedenza per rientrare nella scuola e nel comune di precedente titolarità?” e poi “ Visto che la mobilità dei docenti non era un incrocio positivo tra la domanda e l’offerta, come verranno individuati in futuro i perdenti posto?”.
Ci piacerebbe avere risposte chiare a queste domande e soprattutto risposte veritiere, in quanto alla docente che aveva posto la domanda a Rai Uno Mattina, forse è stata data una risposta propagandistica.

Lucio Ficara

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