Il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ai microfoni de “La Repubblica”, parla dell’anno scolastico e non solo. Queste le sue parole alle domande dei lettori
No, perchè non c’è responsabilità per quanto sta avvenendo. L’organico verrà completato da supplenti, ma non è inettudine, ma perchè il concorso si sta per completare, il primo vero dal 1999 (quello del 2012 riguardava solo 12mila)
La leggè è chiara: 50% si assume tramite le graduatorie ad esaurimento (cioè centinaia di persone in attesa da anni di una stabilizzazione). L’altro 50% attraverso il concorso docenti. E non sapevamo quanto potevamo essere gli assunti.
Quando si torna alla Costituzione e si adottano dei criteri chiari. Non penso che chi non abbia superato la selezione sia ignorante. Semmai non erano sufficientemente preparati. E non credo che ci fosse qualcuno più preparato con il PC. Sempre si è fatta una prova pre-selettiva, questa volta no. Adesso abbiamo dato la possibilità agli abilitati di mostrare il proprio valore. Sorpresa dal numero di bocciati? Per alcune discipline si.
Il concorso ha durata triennale (dal 2016 al 2018) e tutti i vincitori saranno assunti. Questo lo dice la legge, non lo dico io.
Disagio per chi ci sposta lo so, me ne rendo conto. Un sacrificio, un aggravio economico, è così e dispiace. Meglio precari a casa nostra o a tempo indeterminato a 800 km di distanza? Una scuola basata sul precariato storico è un unicum nel mondo. Un abominio fuori dal mondo. Se il 65% dei posti disponibili è al Nord e l’80% degli insegnanti viene dal Sud è evidente che c’è un problema che affrontiamo nei modi possibili. C’è un’operazione importante che il Governo sta facendo con la delega sulla scolarizzazione precoce a partire dall’asilo nido. Sarà una rivoluzione culturale ma anche la possibilità di nuovi posti di lavoro”. Parole importanti, “scardinare un sistema”, perché la situazione in Italia, immobile, è “un abominio”.
Algoritmo? La traduzione informatica di un contratto tra governo e sindacati con tutte le variabili del caso. E’ un dato pubblico in corso di pubblicazione prossimamente. Il piano di mobilità straordinaria ha interessato 207mila docenti. Le procedure di conciliazione hanno riguardato il 2,5%. E’ un dato anomalo? Direi di no. Ci sono degli errori, quello è sicuro. Abbiamo fatto un lavoro certosino.
Contratto degli insegnanti? La prossima stagione sarà quella del rinnovo del contratto di lavoro del pubblico impiego. Ci sarà un doveroso adeguamento degli stipendi tra i più bassi d’Europa.
Si tratta di un caso particolare di cui sono a corrente, ma non generalizzerei. Un piccolo disastro, comunque, il caso in questione.
Tfa? Dibattito in corso anche in Parlamento nelle commissioni sull’opportunità di attivare il terzo corso di Tfa anche alla luce del cambiamento per l’accesso all’insegnamento. Abilitazione non si significa avere il posto, questo deve essere chiaro. Un altro ciclo si dovrà attivare, ma ci sono stati dei problemi tecnici. Nelle prossime settimane con l’anno scolastico in corso avremo lo spazio per bandire i nuovi corsi soprattuto per le classi di cui la scuola ne ha bisogno. I ragazzi che si laureano non possono stare parcheggiati.
Il quadro non è quello descritto. Il numero delle GaE Infanzia e Primaria sono giganteschi. Non è vero che la Legge non li ha tutelati, ma c’era un numero spropositato rispetto alle possibilità di impiego immediato. Abbiamo messo a bando tramite concorso tanti posti per Infanzia e Primaria. Nel frattempo le varie sentenze dei tribunali amministrativi che hanno riconosciuto i diritti dei Diplomati Magistrali che sono stati inseriti a pettine hanno “risucchiato” migliaia di posti. Non possiamo farci nulla. Avremo tanta attenzione nei prossimi anni per i diplomati dell’infanzia.
Potenziamento? Nel primo anno di applicazione non ha dato i risultati sperati, ma questa non è una sfida che si gioca in un anno, ma è un percorso lungo. Ora faremo il secondo passo: cerchereremo di utilizzare al meglio queste competenze. Ci sarà autonomia scolastica, la vera parola chiave della Legge 107. Abbiamo messo 5 miliardi per la scuola: prima la quantità, adesso sarà l’ora della qualità.
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