E’ battaglia sul futuro del Salone del Libro di Torino. Il progetto di far nascere a Milano una manifestazione alternativa a quella torinese, di cui si discuterà domani al Consiglio generale dell’Associazione Italiana Editori, divide gli editori, da Mondadori a Rizzoli a La Nave di Teseo, e/o e Fazi, tra favorevoli e contrari a duplicazioni. Vede invece il Miur e il Mibact determinati nel sostenere il Salone di Torino, di cui i ministeri sono entrati a far parte strutturalmente nell’ultima edizione. Mentre con l’Aie si è consumato, lo scorso febbraio, uno strappo con le dimissioni del presidente Federico Motta dal consiglio di amministrazione della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura “preso atto del ruolo progressivamente marginale di Aie in seno al Cda”.
“Duplicare e frammentare non è mai una politica di rafforzamento. Bisogna consolidare le cose che vanno bene e hanno un marchio consolidato nella storia, come il Salone del Libro di Torino”, dice il ministro dell’istruzione Stefania Giannini. “La mia posizione è nel ribadire il sostegno concreto al Salone del Libro di Torino, che ha 100 anni di storia, è un riferimento nazionale e un valore consolidato a livello internazionale”, continua Giannini condividendo la posizione del ministro di beni culturali e turismo Dario Franceschini intenzionato a “investire sul salone di Torino e a rafforzarlo per quello che già è da anni, come punto di riferimento nazionale”. “Rispetto ovviamente l’autonomia degli editori ma sarebbe davvero utile che anche l’Aie convergesse su questa scelta”, dice il ministro che giovedì prossimo incontrerà il presidente Motta. L’ad di Mondadori Libri, Enrico Selva Coddè spiega che “non c’è preclusione per alcuna città in particolare” e che “il criterio di individuazione della soluzione migliore sarà esclusivamente legato alla qualità e alla portata del progetto che meglio prospetti uno sviluppo ulteriore dell’evento: il tutto nell’interesse di un maggiore contributo alla crescita della lettura in Italia”. Mentre Sandro Ferri, editore della casa editrice romana e/o, che pubblica i romanzi della misteriosa Elena Ferrante, mette il dito nella piaga dichiarandosi “assolutamente contrario allo spostamento del Salone del Libro a Milano. Sarebbe un ulteriore rafforzamento in una città che ha già tutto a livello editoriale”. “Io sono soddisfatto – continua Ferri – di come è stato fatto il Salone a Torino in questi anni” e “se poi è vero – aggiunge- che l’Aie ha spinto per farlo a Milano, come ho letto su alcuni giornali, io protesterò anche perchè su questa questione nessuno di noi è mai stato interpellato”. Elido Fazi, che non è più socio dell’Aie, invita “tutti gli editori a uscire dall’Associazione Italiana Editori. L’Aie non fa i nostri interessi, andrebbe ripensata in modo diverso se no è un giochino nelle mani degli oligopolisti” e se proprio il Salone dovesse cambiare sede propone di farlo a Roma.
Mentre Elisabetta Sgarbi, direttore generale ed editoriale de La nave di Teseo si augura che “Torino rimanga, tale e quale è, perché è un appuntamento che apre la stagione estiva ed è una occasione importante per l’editoria italiana e, oramai, straniera”, ma rilancia “perché Milano progetti un suo autonomo spazio, non oltre il mese di febbraio, per augurare il buon anno alla editoria italiana”. E’ favorevole al doppio appuntamento anche Massimo Turchetta, direttore Rizzoli Libri Trade: “L’importante è che non se ne ammazzi uno per dar vita all’altro”. Poi Turchetta sottolinea che “gli editori daranno al Salone del Libro di Torino tutto il supporto per fare le cose migliori” e aggiunge: “sarebbe bello che anche la stagione di eventi editoriali continuasse tutto l’anno”. Contrario alle duplicazioni Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo che da molti anni sostiene il Salone di Torino e nell’ultima edizione è entrato come socio fondatore della Fondazione per il libro, la musica e la cultura: “non ha senso creare un nuovo salone a Milano, ma occorre concentrare ogni sforzo sulla storica manifestazione torinese che nel 2017 giungerà alla sua 30° edizione”.
In merito allo Human Tech, Giannini dice che sarà pronto per il 2018
La ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, è infatti convinta che nel giro di due anni sarà già installato nell’area che ha ospitato Expo lo Human Technopole, il polo di ricerca su cui il governo ha deciso di investire con “un impegno gravoso non tanto e non solo sul piano economico ma su quello della responsabilità”.
“I due anni che ci stiamo danno per la fase di start up – ha detto all’inaugurazione del nuovo allestimento del Museo della Scienza a Milano – credo siano una misura realistica per far sì che si possa dire che nel 2018 nell’area expo è già fisicamente presente e completato questo grande polo della ricerca”.
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