Le impressioni erano fondate: ”sì ai licei in quattro anni”, mentre ”la consultazione sulla scuola mi lascia scettica’. I soldi sono necessari per la scuola pubblica e quella paritetica, che non lascerò indietro, ma il modello scatti d’anzianità va rivisitato con coraggio. Gli automatismi di stipendio sono il frutto di un mancato coraggio politico del passato”, sottolinea proponendo ”premi a chi si impegna, chi si aggiorna, chi studia”. È questa la linea che seguirà Stefania Giannini, neoministro dell’Istruzione, intervistata il 23 febbraio da Repubblica, Messaggero, Mattino e Avvenire.
”Studierò. Come una secchiona. Intendo la macchina, che è da adeguare. Un Paese non può spendere 275 miliardi in pensioni e 53 in istruzione. Si tratta di considerare le spese in questo settore non come costi, ma come investimenti. Abbiamo davanti un settennato europeo con 100 miliardi per investimenti infrastrutturali e 80 miliardi per la ricerca. Per vincere bandi europei, però, ci vuole una mentalità che l’Italia ancora non possiede”.
E poi ”valutazione e autonomia delle scuole, sul serio. Le scuole devono diventare università: gestire, scegliere”.
Tra le priorità il ministro individua ”l’edilizia scolastica, la messa in sicurezza degli edifici. È assurdo, per non dire di peggio, che lo Stato non si curi dell’integrità di chi lavora nella scuola e, ovviamente, dei nostri ragazzi”.
Passando alle università, ”anche qui servono scelte politiche non timide. Un fondo nazionale per le borse, erogate anche nella forma del prestito d’onore”, dichiara Giannini. ”I bilanci di molte università sono traballanti anche per i troppi amministrativi. C’è una forte pressione sindacale: assumiamo, poi si vedrà. Invece bisogna prendere i migliori amministrativi e docenti, altrimenti gonfi i bilanci e poi non assumi più nessuno. Stiamo perdendo – prosegue – generazioni di studiosi.
Soltanto un cieco può negare la realtà: nell’università italiana da troppo tempo non c’è ricambio”.
Giannini si dice ”molto perplessa di fronte al meccanismo dei quiz” per l’accesso Medicina. Quanto alla possibilità di togliere l’insegnamento di filosofia dalle superiori, ”non sono questioni che si risolvono con l’accetta”, chiosa.
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