Questa estate per la prima volta 700 istituti non chiuderanno, mentre a settembre 5mila scuole di periferia distribuite in tutta Italia diventeranno delle vere e proprie Scuole Aperte.
La ministra dice: «Il concetto di scuola aperta non ha a che fare solo con aree problematiche. Con la riforma abbiamo immaginato una scuola connessa con il territorio che la circonda, capace di intercettare le energie di enti locali, imprese, Terzo settore».
Nel corso di una intervista a Vita.it, la ministra Giannini spiega il progetto del Miur.
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La scuola finisce ma la scuola non chiude, anzi apre. Si legge entusiasmo nell’apertura all’intervista con Giannini e subito si fa riferimento al piano da 10 milioni di euro con cui gli istituti di Napoli, Milano, Roma e Palermo (le scuole selezionate riceveranno 15mila euro a testa, per un budget complessivo che va dai 4,1 milioni a 1,2 milioni di euro) rimarranno aperti: sono “l’anticipo” di un progetto ancora più ambizioso e sistematico, che da settembre coinvolgerà ben 5mila scuole, con oltre 100 milioni di euro in campo”.
E la ministra, sul valore di questa apertura estiva della scuola, è chiara: “Scuola al Centro è un progetto che risponde a esigenze emerse da territori in cui la scuola rappresenta l’unica alternativa alla strada e al disagio. Nasce da una richiesta che ci è arrivata dal basso. Non si tratta di un dopo scuola ma di una iniziativa educativa che guarda ai bisogni di ragazzi che vivono in contesti difficili o comunque più complessi, offrendo loro non altre ore di lezione ma spazi in cui fare sport, musica, teatro, partecipare a laboratori di cittadinanza attiva. Le scuole aperte saranno almeno 700. Da parte delle famiglie stiamo ricevendo moltissimo sostegno. C’è entusiasmo. Era un’iniziativa attesa da tempo. Le scuole aperte di questa estate a Roma, Milano, Palermo e Napoli saranno un primo passo. Abbiamo pronti oltre 100 milioni di fondi Pon per allargare il progetto, a partire da settembre, a tutto il Paese. Ci sono stati esperimenti simili in passato, attivati autonomamente dalle scuole, ma senza risorse e interventi da parte dello Stato. Ora si cambia passo”.