Rispondendo alle domande rivolte dai parlamentari della VII Commissione cultura la ministra dell’istruzione Giannini ha dichiarato la sua ferma convinzione sul fatto che la questione Quota 96 non sia un “problema amministrativo, ma legislativo”. E infatti la questione dei circa 4000 docenti bloccati dalla riforma Fornero sulle pensioni sarebbe dovuta all'”applicazione di una legge che non aveva visto la particolarità della scuola”.
Per la ministra dunque ci sarebbe la necessità di non farne una battaglia primaria ma di rimediare, ricercando le risorse per poterlo fare, nell’ambito del DEF 2014, e quindi andare a caccia della copertura finanziaria necessaria per riparare al danno e mandare in pensione gli “esodati” dei lavoratori “quota 96”, valutandone anche la possibilità di una reintroduzione di “meccanismi di flessibilità di uscita” rispetto ai nuovi limiti anagrafici, tramite un sistema di incentivi e disincentivi.
Intanto c’è in atto una risoluzione per il reperimento delle risorse finanziarie e che “impegna il Governo ad adottare entro il 15 giugno 2014 disposizioni e procedure” per dare soluzione al problema e permettere ai Q96 di andare in pensione dal primo di settembre.
Ma ci chiediamo: sarà la volta buona? Si riusciranno a trovare i 450 milioni di euro per dar corso al pensionamento di questi 4000 lavoratori con decorrenza a partire dal primo settembre 2014? E in ogni caso, vogliamo ricordare che ormai sono due anni e mezzo che si va avanti con questa altalena e cioè dal dicembre 2011: non è troppo? E non è ormai esageratamente penoso questo rimballo di date, prospettive, speranze, illusioni e promesse mancate? E dunque, viene da chiedere alla ministra: quando si rimedierà alla summa iniuria?
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