Categorie: Politica scolastica

Giannini sul menù differenziato a scuola: decisione iniqua, ma non discriminatoria

Optare per i menù differenziati a scuola? È una decisione “iniqua”, “se fossi stata in Giunta non l’avrei votato”. Così risponde il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini a chi nella serata del 21 maggio gli fa notare che nelle ore precedente era stata l’unica a non condannare la decisione del Comune di Pomezia di introdurre, a partire dal prossimo anno scolastico, un menù differenziato, con o senza dolce, da dare agli alunni sulla base dell’importo versato dai loro genitori.

“A me pare, proprio perché sto molto attenta alle parole che il provvedimento adottato dalla Giunta di Pomezia – ha spiegato il Ministro – non debba essere definito discriminatorio. La discriminazione è un’altra cosa. Certamente però è un provvedimento iniquo. Da mamma, da insegnante, e da ministro dico che a scuola – ha aggiunto la titolare del dicastero di viale Trastevere – non ci deve essere una prima classe e una classe turistica”. Quanto alle pressioni arrivate da più parti perché la decisione venga revocata il ministro ha osservato che “le scuole hanno la loro autonomia”. “Certo io non lo avrei approvato. Se fossi stata in Giunta avrei votato contro”.

Però la giunta di Pomezia, guidata da Fabio Fucci, esponente grillino, 35 anni, eletto un anno fa, torna a difendere la propria scelta. Sostenendo che la polemica delle ultime ore è solo “elettorale” e orchestrata dal Pd, visto che il bando comunale è stato approvato a dicembre scorso “all’unanimità”.

Inoltre, il Comune aiuterà chi vuole anche il dolce a mensa per i propri figli e non ce la fa a pagarlo, assicura Fucci. A Pomezia, centro ex industriale con un affaccio sul mare, su 56 mila abitanti oltre il 12 per centro sono immigrati, circa 7 mila. Intorno a Fucci però si scatena un fuoco di sbarramento. Con i rappresentanti del Pd in prima linea. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, parla di “scelta ignobile” e chiede al sindaco di Pomezia di fare marcia indietro. Il presidente dell’Associazione comuni (Anci) Piero Fassino ritiene il doppio menù “umiliante per i bambini”.

Per la capolista Pd alle Europee nella circoscrizione Centro, Simona Bonafè, “M5S vuole il dolce solo per i ricchi” e “quella di Grillo é davvero una bella giustizia sociale”. Il deputato democratico Marco Miccoli, ex segretario romano, parla di “razzismo di casta”. Anche negli altri partiti critiche al sindaco di Pomezia. Per Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e capolista alle Europee in tutte le circoscrizioni, si tratta di “follie di M5S”. Il capogruppo del Partito socialista italiano (Psi) alla Camera Marco Di Lello presenta un’interrogazione al ministro dell’Istruzione e paragona il Movimento 5 Stelle alla Lega, il cui sindaco di Adro (Brescia), “per risparmiare decise che i bambini che non pagavano la retta potevano anche digiunare”. Fortemente contrari anche Cgil e Federconsumatori. La vice presidente del Senato Valeria Fedeli (Pd) se la prende col ministro Giannini, “che forse ha frainteso”, dice: “La competenza sui menù non è delle scuole, ma del Comune, e inoltre parlare di autonomia non vuol dire voler differenziare la cultura, la conoscenza, l’educazione alimentare e la socialità in base al reddito dei genitori”.

A Pomezia alcune voci dalle scuole sono contro il sindaco. “Non la trovo una cosa giusta, ci sarebbero bambini meno e bambini più privilegiati – dice Gianfranco Di Marzo direttore amministrativo dell’Istituto comprensivo di via della Tecnica (materna ed elementare) -. I nostri bambini oggi pagano tutti 5 euro”. E secondo l’ex rivale di Fucci alle elezioni, Omero Schiumarini del Pd, nel bando si parla di due menù distinti, uno da 3 e uno da 5 euro, non solo di 40 centesimi di differenza per il dolce. Duro anche il presidente dell’associazione presidi romani, Mario Rusconi: “Penso sia una forma di discriminazione indegna di un Paese civile. Se questo é il nuovo che avanza…”. Fucci però non cambia idea e difende il bando. La prossima settimana sul tema ci sarà una riunione tra il Comune, le famiglie e le scuole, fa sapere la vicepreside di una scuola. Dopo le elezioni, quando i toni saranno probabilmente già meno accesi.

Alessandro Giuliani

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