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Giappone, a scuola sugli attenti

In giapponese, Hinomaru è la bandiera e Kimigayo è l’inno nazionale. Da qui a breve, tutti gli studenti del Sol levante onoreranno quotidianamente questi due simboli nazionali prima di iniziare a lavorare nelle classi. È la proposta del partito liberal-democratico attualmente al governo, che ha inserito nella proposta di riforma del sistema scolastico tutta una serie di pratiche tendenti a sviluppare l’amor patrio tra le nuove generazioni. Non si tratterebbe, tuttavia, di un’assoluta novità: una direttiva del comune di Tokyo impone già dal 2003 agli studenti della capitale la cerimonia mattutina dell’alza bandiera e dell’inno nazionale. Nel 2004, i circa duecento insegnanti che si sono rifiutati di compiere il rito prescritto sono stati sanzionati dall’amministrazione. I sindacati dei docenti tuonano contro questa pretesa che farebbe ripiombare il paese – sostengono – ai tempi della seconda guerra mondiale, quando inno e bandiera erano usati come arma psicologica per costringere i soldati a onorare l’imperatore e morire per lui. Una simile legge, inoltre, violerebbe l’articolo 19 della costituzione che garantisce la libertà di pensiero. Il Ministero dell’Educazione, dal canto suo, ricorda laconicamente che i professori sono dipendenti dello stato e che devono rispettare le sue leggi. Studenti e docenti hanno, comunque, una piccola speranza per evitare la corvée mattutina: sembrerebbe, infatti, che l’imperatore Akihito in persona abbia detto a un membro del partito liberal-democratico che costringere gli studenti a onorare la bandiera e a cantare l’inno nazionale non gli pareva che fosse una buona idea.

Gabriele Ferrante

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