Proprio in corrispondenza dell’avvio dell’anno scolastico, le istituzioni locali nipponiche hanno reso noto un generale aumento dei prezzi dei beni di consumo per via di fattori micro e macro-economici. Tra questi, oltre ad un preoccupante livello inflazionario derivante da una generale turbolenza dei mercati internazionali, persiste uno scarso adeguamento dei fondi scolastici alle nuove esigenze, un tasso di crescita demografico che il territorio, in termini di risorse naturali, non è in grado di sostenere. A questi aspetti si aggiunge il caso della privatizzazione degli appalti pubblici dedicati ai servizi aggiuntivi, quali laboratori ed attività sportive nel loro complesso, gite e viaggi d’istruzione e mense, al centro del dibattito attuale. Nel suo complesso, tale dinamica tende a non favorire gli studenti appartenenti a gruppi familiari la cui situazione economica e patrimoniale non si prospetta delle migliori: il rischio è di vedere riempite le aree mensa di una classe agiata di alunni creando così ostilità, diatribe ed un ambiente didatticamente divisivo con le relative ripercussioni sociali e di apprendimento del caso. Alcuni genitori hanno provveduto ad avviare proteste di massa prima sul web, per poi procedere a richieste formali ed ufficiali a livello locale e solo in seguito nazionale per richiedere la gratuità dei pasti scolastici col fine di trasformare gli istituti in un ambiente neutro.
Mentre il costo per mandare un bambino a una scuola pubblica in Giappone è praticamente gratuito, uno dei maggiori costi esistenti è qualcosa per cui l’istruzione pubblica nel paese è piuttosto noto a tutte le famiglie: il pranzo scolastico. Secondo il Ministero dell’Istruzione, il costo medio per bambino di un pasto scolastico nel 2022 è stato di circa 49.000 ¥ all’anno per gli studenti delle scuole elementari e di oltre 56.000 ¥ all’anno per gli studenti delle scuole medie. Mentre il costo per un bambino potrebbe essere gestibile per una famiglia, il costo di più figli può sommarsi e rendere la cosa impossibile per i gruppi numerosi. Negli ultimi mesi, il primo ministro Fumio Kishida, che ha fatto del miglioramento del tasso di natalità una priorità politica nazionale, sta considerando i pasti gratuiti universali come una misura per ridurre l’onere finanziario della crescita dei figli in Giappone. Anche il capo della neonata agenzia nazionale per l’infanzia ha affermato che è necessario continuare le discussioni sull’iniziativa. Tuttavia, in assenza di una politica nazionale, molti comuni hanno preso l’iniziativa di rendere gratuiti i pasti scolastici per le classi dell’obbligo – dalle elementari alle medie – in qualche modo, ad esempio rendendo gratuiti indipendentemente dalla famiglia o azzerando i costi per ogni secondo o terzo figlio. Entro la fine di quest’anno, la maggior parte dei quartieri di Tokyo avrà tali politiche. Ad aprile, nove istituti avevano fornito pasti gratuiti in qualche modo, mentre altri nove erano sul percorso per attuare tale politica entro quest’anno, secondo il quotidiano locale NKH.
I pranzi scolastici gratuiti facevano parte della serie di iniziative elettorali e, pur comprendendo che potrebbe rappresentare un onere finanziario significativo per il governo locale – circa 1,7 miliardi di yen (11,69 milioni di dollari) all’anno per l’esattezza – l’esecutivo la considera un’iniziativa preziosa. “Soprattutto con l’aumento dei prezzi e dei costi delle utenze, l’educazione dei figli è diventata sempre più impegnativa”, ha affermato il premier nipponico. “L’alimentazione dei bambini è fondamentale e i pasti scolastici svolgono un ruolo fondamentale in questo. Quindi sostenere pubblicamente questo ha valore e credo che sia essenziale per i nostri studenti”. Il COVID-19 e l’aumento del costo della vita hanno dimostrato a esperti e politici quanto cruciale possa essere questa parte dell’istruzione per le famiglie. In Italia, sulla base degli indicatori ISEE, i pasti scolastici sono in genere garantiti durante il ciclo primario dell’istruzione; in rarissimi casi si procede (salvo convitti e simili) all’erogazione del servizio per il secondario.
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