Nelle scuole elementari e medie del Giappone sempre più ragazzi disertano le lezioni, per il semplice motivo che si rifiutano di andare a scuola. Che può sembrare un banalità ma che in vece, per quelle latitudini, è un affare serio, come lo sarebbe dovunque del resto.
Quindi anche in Giappone, esempio di grande civiltà per il mondo intero, qualcosa all’interno della scuola non gira come dovrebbe e infatti i numeri, racconta l’Avvenire, descrivono un fenomeno pericolosamente in crescita. Non solo, ma sembra pure che sarebbe in aumento il fenomeno della denatalità.
Intanto gli studenti che ogni giorno si assentono, perdendo anche trenta e più giorni di scuola, sarebbero, secondo le stime dei quotidiani locali ripresi dall’Avvenire, 346.482, solo nell’anno scolastico 2023, in contrapposizione all’anno precedente durante il quale furono registrate 47.434 assenze.
La stampa locale denuncia che mai era stato registrato un fenomeno così rilevante, superiore a 300mila studenti che non entrano in classe, mentre nel dettaglio il numero di assenti è stato di 130.370 nelle scuole elementari, di 216.112 (con un aumento di 22.176) nelle medie. Si tratta del 3,7 percento “di tutti gli studenti delle scuole elementari e medie inferiori, in aumento di 0,5 punti percentuali rispetto all’anno scolastico 2022”.
Calcoli alla mano, l’assenteismo nelle scuole del Sol levante è cresciuto per 11 anni consecutivi, con un aumento di circa 150.000 studenti dall’anno scolastico 2020.
Le cause, ricordando sempre che il fenomeno degli Hikikomori per la prima volta è stato registrato proprio in Giappone, sono al vaglio degli esperti, ma sembra che sia la punta di un iceberg ben più grande che investirebbe il sistema-Paese.
Qui infatti le autorità devono fare i conti, oltre che con tali “ritiri” volontari, anche con i suicidi il cui numero tra i ragazzi nel 2023, benchè sia sceso di 53 unità, resta inquietante: 1.010 ragazzi si sono tolti la vita nel 2023 e tra questi 507 erano studenti delle scuole elementari, medie e superiori.
Tanto malessere le autorità giapponesi tentano di spiegarlo con gli effetti non ancora assimilati delle chiusure legate al Covid, con la mancanza di assistenza per gli studenti ritenuti fragili, con la perdita della capacità di attrazione della scuola, con l’ansia generata dal carico di aspettative che grava sui ragazzi, spesso figli unici, e soprattutto con la mancanza cronica di insegnanti di cui, nel solo anno scolastico 2021, c’era un bisogno pari a 2.558.
Ma viene pure puntato il dito contro le lacune nell’assistenza agli studenti che soffrono di disabilità, mentre si staglia pure il fenomeno del bullismo che avrebbe interessato, nelle scuole elementari, medie e superiori, 732.568 casi. A questi si aggiungono 1.306 episodi di bullismo classificati come “casi seri” che potrebbero portare ad assenteismo cronico o addirittura al suicidio.