Negli ultimi mesi si è parlato moltissimo del femminicidio della studentessa universitaria Giulia Cecchettin, per la cui morte è accusato l’ex fidanzato Filippo Turetta. La vicenda ha toccato il cuore di tutto il Paese, aprendo un forte dibattito sulla violenza di genere e sul patriarcato.
Questo è comunque ciò che è stato voluto dalla famiglia della ragazza, soprattutto dalla sorella Elena e dal papà Gino, che hanno subito parlato della tragedia con i media con l’obiettivo di cambiare le cose. Memorabile il discorso di Gino Cecchettin al funerale di Giulia, che, in una circolare, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha consigliato alle scuole di leggere.
Di recente si è saputo che il padre di Giulia Cecchettin si è affidato ad un’agenzia di comunicazione al fine di gestire la sua immagine, con l’intenzione, si pensa, di continuare a smuovere l’opinione pubblica sul tema dei femminicidi, forse con una serie tv o un film sulla tragedia che lo ha colpito.
Come riporta Il Corriere della Sera, il signor Cecchettin ha donato all’asilo di Vigonovo, il paese dove abita, peluche e delle piantine lasciati davanti ai cancelli di casa sua. La scuola dell’infanzia ha poi ricavato 1500 euro dalla loro vendita.
Ecco il discorso integrale del padre di Giulia Cecchettin: “Abbiamo vissuto un momento di profonda angoscia, ci ha travolto una tempesta terribile. Ci siamo bagnati e infreddoliti, ma ringrazio tutti quelli che si sono stretti attorno a noi. Il vostro sostengo è quello di cui avevamo bisogno in queste settimane terribile. Grazie al vescovo, alle forze dell’ordine e a tutte le istituzioni”
“Giulia era come l’avete conosciuta, allegra e felice, una giovane donna, mai sazia di imparare. Dopo la perdita della mamma ha abbracciato la famiglia, lei si è guadagnata anche il titolo di mamma. Era già una combattente, tenace nei momenti di difficoltà e il suo spirito indomito ha ispirato. Il femminicidio è figlio di una cultura sbagliata, come può accadere tutto questo. Come è potuto accadere a lei?”, si chiede l’uomo”.
“Difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione di chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui non siamo d’accordo non aiuta ad abbattere la barriere”.
“Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti. Mi rivolgo prima agli uomini: parliamo agli altri maschi, per primi dobbiamo dimostrare di essere agenti di cambiamento, contro la violenza di genere. Non giriamo la testa di fronte a determinati gesti, anche i più lievi. Insegniamo ai nostri figli ad accettare anche le sconfitte, facciamo in modo che tutti rispettino la sacralità dell’altro.”
“Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci priva del contatto dell’altro: è importante la connessione umana autentica, perché questa mancanza può portare a decisione tragiche. I giovani devono imparare a comunicare. La scuola ha un ruolo fondamentale. Bisogna investire in programmi educativi per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza”.
“Io ti amo tanto, e anche Elena e Davide di adorano, Io non so pregare, ma so sperare. Voglio sperare insieme a te a alla mamma, e a tutti voi qui presenti, che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite, e un giorno possa germogliare, e produca il suo frutto di amore, di perdono, e di pace. Addio Giulia, amore mio. Grazie per questi 22 anni”.
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