Oggi, 17 dicembre, si svolge la giornata conclusiva di Atreju, la convention di Fratelli d’Italia che è iniziata giovedì 14 dicembre a Roma. Sul palco della festa è intervenuta oggi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha parlato per ben 70 minuti.
Come riporta Il Corriere della Sera, la premier e leader di FdI ha parlato del caso della settimana: quello relativo a Chiara Ferragni e alla multa di un milione di euro che ha ricevuto dall’Antitrust in merito alla vendita di pandori brandizzati per “pratica commerciale scorretta”.
La Meloni ne ha discusso parlando di educazione dei giovanissimi e di modelli da seguire: “Il vero modello da seguire non solo gli influencer che fanno soldi a palate indossando degli abiti, mostrando delle borse o addirittura promuovendo carissimi panettoni con i quali si fa credere che si farà beneficenza, ma il cui prezzo serve solo a pagare cachet milionari”, ha esordito.
“Il vero modello da seguire è il modello di chi quella eccellenza italiana la inventa, la disegna, la produce e tiene a testa a tutti nel mercato globale, solo perché semplicemente siamo più bravi e lo sappiamo fare meglio. Ai giovani bisogna spiegare che creare quei prodotti è decisamente più straordinario che limitarsi a mostrarli”, ha concluso.
Dello stesso tema ha discusso novembre il procuratore capo della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, ha partecipato ad un convegno a Napoli su etica, legalità, economia. Le parole da lui pronunciate durante un discorso in merito alla società e alla scuola sono davvero forti.
Per Gratteri “c’è un decadimento tra i giovani (che non sanno scrivere neanche più in italiano), le loro famiglie (ci sono genitori che a 45 anni vogliono fare i 20enni), e la colpa è perché i governi negli ultimi 10 anni non hanno voluto investire in istruzione”, ha detto.
Sulla formazione dei ragazzi è stato durissimo: “Le scuole sono diventate dei progettifici. Ogni anno i dirigenti scolastici fanno a gara per avere il magistrato di grido, la soubrette, per fare la giornata della legalità. Ma non è meglio portare i ragazzi in una comunità terapeutica a parlare con i tossici? O da chi soffre, per formarli? Se non si fa una scuola a tempo pieno se non si fa vedere ai ragazzi che c’è un alternativa alle fiction, che diventano più violente di anno in anno, non andiamo nessuna parte”.
E ancora sui giovani: “Oggi ai ragazzi non bisogna parlare di etica, ma di soldi, solo così i ragazzi ti ascoltano. Bisogna loro spiegare quanto guadagna un corriere della droga, ma anche cosa rischia. Oggi non si conta in base a cosa si è, ma in base a cosa si ha: un insegnante che arriva con una vecchia Fiat Tipo a scuola è visto dai ragazzi come uno sfigato. Mentre il cafone che arriva al pub con il Suv è visto come un esempio”, ha concluso, facendo un paragone.
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