Attualità

Giornata mondiale dell’insegnante: “Insegnare in libertà, dare maggior potere ai docenti”

La Giornata mondiale degli insegnanti, evento istituito dall’Unesco, si tiene ogni anno (a partire dal 1994) il 5 ottobre.

Quest’anno il tema è “Insegnare in libertà, dare maggior potere agli insegnanti”.

Ma sono proprio i docenti che devono acquisirne consapevolezza e rivendicare con energia i loro diritti e il rispetto del proprio ruolo, svilito in decenni di delegittimazione e offese a chi quotidianamente opera in un mondo complesso e delicato, nonché scarsamente considerato (si veda la mancanza di qualche, non dico adeguato, ma almeno decente, finanziamento), se non a parole.

Per questo invito gli insegnanti a prendere esempio dalle parole riportate in una lettera aperta, immagino di un docente e ospitata su questo sito nella rubrica “I lettori ci scrivono”; ecco il link al testo: www.tecnicadellascuola.it/riconoscimento-dei-docenti-e-liberta-di-insegnamento-la-mia-idea-di-scuola.

Modelli differenti di concepire la scuola e il lavoro/ruolo degli insegnanti

Una lettera forse scritta in risposta “diretta”, o “indiretta” che sia, ad un articolo pubblicato poco prima, lo stesso 1 ottobre, sul sito de “La Tecnica”, con tematiche poi riprese il giorno successivo in un altro articolo, nei quali articoli l’autore, un preside sulle cui esternazioni sono già in passato intervenuto un paio di volte e ormai non mi va più di farlo, ritorna sul suo “leitmotiv” preferito: una visione aziendalistica della scuola che attaccando il “vecchio modello dei concorsi ordinari” (non vanno bene neppure quelli?) e auspicando “un test attitudinale” per il reclutamento degli insegnanti (magari anche di quelli già in servizio e di ruolo) spalanca le porte alla chiamata diretta? Da parte di chi? Ma dei dirigenti scolastici, ovviamente! Anche se il Preside (uso il maiuscolo non a caso…) in realtà dice  che “sono le scuole, sulla base della specificità e curvatura dei propri progetti formativi (Ptof) che devono avere la possibilità di individuare i docenti, dagli Albi professionali regionali, che possono corrispondere a quei profili. Il tutto in forma trasparente” (ci mancherebbe, n.d.R.) “e con verifiche attente da parte degli organi periferici dell’amministrazione scolastica”.

E nell’articolo dello scorso 1 ottobre conclude perentorio: “Quando si uscirà dal nostro modello assistenzialistico?”, dopo avere peraltro parlato in un passaggio del suo intervento di una “libertà di insegnamento” male interpretata.  E no, la libertà di insegnamento dei docenti è sancita nella Costituzione della Repubblica Italiana e riconosciuta anche nel contratto nazionale. O vuole insegnarci il Preside in questione come interpretare la Costituzione?!

Leggete, cari insegnanti, sia la lettera del vostro collega che i suddetti articoli del Preside (ovviamente, nella mia lunga carriera a fianco dei docenti, ho conosciuto molti dirigenti scolastici che la pensano in modo nettamente differente dal loro collega che ha scritto quell’articolo) e poi fatevi una domanda: cosa facciamo per essere davvero uniti e solidali come corpo docente? Certo, è vero che spesso i lavoratori (anche quelli della scuola) sono stati messi contro per via di “interessi confliggenti”, nell’ottica del “dividi et impera”.

Finanziamenti e aumenti stipendiali: ma la proposta di Fioramonti su bibite gassate e merendine era così “balzana”?

E pensate anche ai diritti, che cercano di sottrarvi da decenni (magari in cambio di una manciata di soldi), tanto gli aumenti sbandierati (dopo aver subito nove anni senza rinnovo di contratto per il Pubblico impiego‼) non arrivano e vi “elargiranno” (forse) qualche decina di euro.

Almeno il ministro Fioramonti con la proposta di tassare (minimamente) bibite gassate e merendine avrebbe trovato il denaro sufficiente per pur modesti finanziamenti nei confronti della scuola che probabilmente invece non ci saranno (mi suscita un amaro sorriso sentire che il finanziamento sarebbe quello di avviare nuovi concorsi: bene farli, ma ciò rappresenta il finanziamento lungamente atteso?) e aumenti un poco più decorosi per gli insegnanti. Ma l’idea di Fioramonti ha fatto scattare, “contro”, una campagna mediatica feroce orchestrata da più fronti, perché le multinazionali sono ovviamente molto potenti e ben “radicate” (ed anche qualche docente ha “abboccato”, pensando che magari i tre miliardi richiesti, peraltro non tutti reperibili tramite quelle tassazioni, sarebbero stati stanziati lo stesso).

E parlo della proposta di tassare le bibite gassate e le merendine, non delle polemiche relative ad altri argomenti in cui il neoministro si è fatto coinvolgere (un modestissimo suggerimento, ministro, se mi permette: non cada in questi tranelli, hanno individuato chi iniziare a colpire nel governo, probabilmente perché, come dice lei, “non condizionabile”).

Nelle Giornata mondiale a loro dedicata (conosciuta anche come “giornata internazionale degli insegnanti”) un ultimo consiglio ai docenti: siate compatti e consapevoli, perché dall’alto chi detiene, nel sistema attuale, dei privilegi non ci rinuncerà per regalarvi qualcosa (facendo un discorso più ampio, direi: per redistribuire ricchezze e favorire l’equità sociale).

Dalle deleghe Ue scompaiono riferimenti a Istruzione e cultura! Il convegno della Gilda su “Quale futuro senza la storia?”

Un segnale non molto incoraggiante viene dall’Ue: spariscono nei “titoli” delle deleghe della nuova Commissione europea i riferimenti a istruzione e cultura. Infatti la delega per “Istruzione, cultura, giovani e sport” cambia denominazione in “Innovazione e giovani” (sarà guidata dalla bulgara Mariya Gabriel).

Intanto ieri si è svolto a Roma un convegno nazionale, promosso dall’Associazione Docenti Art. 33 e dalla Gilda degli Insegnanti nell’ambito della Giornata mondiale dell’insegnante, dal titolo “Quale futuro senza la storia?”, per riflettere sulla necessità di educare al pensiero critico le nuove generazioni. Al convegno, al quale ha partecipato anche Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda degli Insegnanti, si è evidenziata “l’esigenza di un sistema di istruzione organizzato intorno all’asse culturale della disciplina storica, perché solo nella dimensione scolastica è possibile acquisire le conoscenze necessarie ad esercitare il pensiero critico che nasce dal confronto con il passato”.

Andrea Toscano

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