Nel 2007 le Nazioni Unite hanno eletto il 2 aprile come la giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo (“World Autism Awareness Day”).
Secondo la direttrice dei Servizi innovativi per l’autismo di Fondazione Sacra Famiglia, alla vigilia della Giornata dedicata alla Consapevolezza sull’Autismo del 2 aprile, le tre cose che un ragazzo nello spettro autistico vorrebbe che tutti sapessero, sono:
“Non sono malato, non sono “affetto” da autismo. Vedo, sento, percepisco le cose in maniera diversa: vieni a conoscere il mio mondo, avviciniamoci”;
La seconda: “non sono capriccioso e non sono pigro, a volte magari non capsico come tu mi chiedi alcune cose, prova a chiedermele in modo diverso”.
Terzo, che è poi il vero “mito” da sfatare: “non è vero che non mi piace stare con gli altri, ma a volte ci sono troppe cose che succedono contemporaneamente, non le capisco e questo mi disturba”.
Fondazione Sacra Famiglia, si legge su Vita.it, precisa: “Tanto si parla, tanto si conosce di più, si sono finalmente sfatati falsi miti… ma il punto è che oltre che a parlare bisogna fare le cose. È sempre importante continuare a parlarne ma in questo momento mi pare importante focalizzare maggiormente l’attenzione sulla vita quotidiana, la normalità delle persone autistiche, per esempio la parte relativa all’abitare, all’allontanarsi dal proprio nucleo di origine, soprattutto per le persone che hanno livelli più complessi di funzionamento. Bisogna affrontare la realtà dell’inclusione, dalla scuola allo sport al tempo libero, temi che non hanno ancora una reale fattibilità per le persone con un funzionamento più complesso”.
E ancora. La Fondazione Autismo rende noto che in Italia, dalle ultime stime del Ministero della Salute, un 1 bambino su 77, nella fascia tra i 7 e i 9 anni, presenta un disturbo dello spettro autistico. Sono circa 500.000 le famiglie in Italia in cui è presente almeno una persona con disturbi dello spettro autistico.
L’esordio dell’autismo è precoce, solitamente si manifesta tra i 14 e i 28 mesi di età, prevalentemente tra i maschi con un rapporto di 4,4 a 1. Risulta quindi cruciale diagnosticarlo in modo precoce, in modo da avviare immediatamente interventi personalizzati efficaci.
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