Oggi, 8 marzo, giorno in cui si celebra la Giornata Internazionale della Donna, è in corso uno sciopero proclamato da Flc-Cgil, come avevamo scritto.
“Quest’anno è necessario dare un segnale molto forte, ancora più forte”, queste le parole della segretaria generale della Flc Cgil, Gianna Fracassi, quando le si chiede del perché la categoria della conoscenza (scuola, università, ricerca, formazione professionale, accademie e conservatori) ha proclamato una giornata di sciopero in occasione della Giornata internazionale della donna.
“C’è bisogno di una forte discontinuità su questioni molto serie che si stanno aggravando e che riguardano anche l’occupazione, la questione salariale, la partecipazione democratica. Mancano serie politiche che siano efficaci nel contrastarle. D’altra parte i settori della conoscenza sono fondamentali per costruire un modello culturale diverso. Penso al ruolo della scuola e dell’università, da cui peraltro sono arrivate le denunce di tante studentesse e lavoratrici che mettono in evidenza le logiche gerarchiche, sessiste e baronali diffuse nel mondo accademico. E penso anche alla ricerca dove ancora, nonostante la forte presenza femminile, le donne continuano a subire forti discriminazioni. Ribadisco: i nostri settori sono importanti per contrastare un modello culturale diverso nelle relazioni di lavoro e non solo.
“Sulle donne continua a pesare il lavoro di cura, non solo dei figli ma anche spesso degli anziani. Poi c’è la questione dell’iperprecarizzazione del lavoro che fa sì che ancora oggi le donne stiano nelle fasce più basse delle retribuzioni. Tra i nodi critici citerei infine il tema dell’accesso alle infrastrutture fondamentali della società: sanità, istruzione, sistemi socio-educativi. Faccio un esempio: il governo nel rimodulare gli obiettivi del Pnrr ha ridotto da 264 a 150 mila i posti negli asili nido”, ha aggiunto
Ed ecco un passaggio sull’autonomia differenziata: “Avrà un impatto notevole sulle donne, perché è quello che succede sempre quando le diseguaglianze e le marginalità aumentano. Non solo: siamo in presenza di una generale riduzione degli spazi di democrazia – basti pensare ai manganelli di Pisa, che però è solo l’ultimo episodio in ordine cronologico di una lunga sequenza – o comunque dell’idea che essa sia esigibile solo nelle elezioni, mentre vengono attaccati i modelli partecipativi diffusi che fanno la ricchezza democratica di un Paese. Qualunque contesto fortemente autarchico che cancella la democrazia diffusa penalizza la partecipazione femminile. Una conferma la hai se osservi il fatto che alle ultime elezioni politiche le donne hanno votato il 5% in meno degli uomini e questo dato è aumentato nel corso degli anni.
Questi, in particolare, gli obiettivi della protesta:
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