“Noi sottoscritti riconosciamo l’importanza di mantenere e rafforzare, in Medio Oriente e in tutto il mondo, una pace fondata sulla comprensione reciproca e sulla coesistenza, nonché sul rispetto della dignità umana e sulla libertà, compresa la libertà di religione. Sosteniamo l’impegno a favore del dialogo interreligioso e interculturale per far progredire una cultura di pace fra le tre religioni abramitiche e nell’umanità intera”.
Sono le prime righe degli accordi cosiddetti di Abramo, siglati il 13 agosto 2020 da Israele, Emirati Arabi e Stati Uniti. A circa due anni e mezzo, e in prossimità della Giornata internazionale della Memoria, sembrerebbe che la storica dichiarazione congiunta inizi a dare i suoi frutti: qualche giorno fa, infatti, la rete televisiva americana CNN ha diffuso la notizia che la storia della Shoah sarà insegnata in tutte le scuole primarie e secondarie degli Emirati Arabi Uniti. Una prima assoluta per il mondo arabo.
Già nel 2021, il museo Crossroads of Civilizations di Dubai aveva inaugurato la mostra permanente “We remember”, dedicata all’Olocausto, alla presenza degli ambasciatori israeliano e tedesco. Una mostra ricca di testimonianze di prima mano con una sezione dedicata a tutti gli arabi e ai musulmani che hanno messo in pericolo la propria vita per salvare centinaia di ebrei dalla deportazione e dalla morte.
Adesso, l’evento storico: la Shoah entra stabilmente nelle scuole di ogni ordine e grado degli Emirati Arabi Uniti. Per l’elaborazione dei programmi di studio, gli Emirati si avvarranno della collaborazione dell’Istituto per la pace e la tolleranza culturale di Tel Aviv e del museo commemorativo Yad Vashem di Gerusalemme.
Tuttavia, com’era prevedibile, non c’è unanimità a sostegno di questa scelta politico-pedagogica: una larga fetta del mondo arabo, infatti, si chiede se questa decisione di introdurre la storia della Shoah non vada ad oscurare un’altra storia, quella della cosiddetta “Nakba”, la catastrofe, in riferimento al popolo palestinese e al suo esodo dopo la creazione, nel 1948, dello stato d’Israele.
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