In una lettera del 20 0ttobre 2023 ho già scritto che, se non vogliamo che ritornino i mostri generati dal sonno della ragione, è necessario coltivare la memoria. Oggi, “Giorno della memoria 2024”, ho l’impressione, ma è più che un’impressione, che questa sarà celebrata sottotono o con una partecipazione emotiva minore.
L’indignazione e l’amarezza universali – che personalmente condivido e che ho espresso in più d’una occasione – per la reazione sproporzionata di Israele che sta massacrando la popolazione civile a Gaza, rischiano di prevalere proprio su quella memoria che va tramandata e, soprattutto, raccontata ai giovani. E per questo che, oggi più che mai, quest’eventualità va evitata, soprattutto nelle scuole di ogni ordine e grado che devono continuare a tramandarla attraverso testimonianze e altre attività, non ultimi i linguaggi non verbali quali la musica o l’arte figurativa della quale mi occupo.
Rispondendo alla rabbia con la rabbia, all’incoscienza con l’incoscienza, si fa il gioco di coloro – Netanyahu più di chiunque altro – che vogliono che questi due sentimenti prevalgano sul dialogo, sulla pace e, dunque, sulla memoria.
Augusto Secchi