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Giornata dell’Europa 9 maggio: fiducia e sentimento di appartenenza tra giovani lasciano ben sperare per il futuro

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Era il 9 maggio del 1950 quando il ministro degli esteri francese, Robert Schuman, con un celebre discorso tenuto a Parigi, propose la creazione di una Comunità europea, i cui membri avrebbero messo in comune le produzioni di carbone e acciaio.

L’idea di fondo era che, grazie al controllo di un’autorità comune, si sarebbe impedito a un Paese di fabbricare armi da guerra da utilizzare contro gli altri, come accaduto nel lontano e recente passato. L’anno successivo, il 18 aprile 1951, il sogno di Schuman divenne realtà: sei paesi (Germania occidentale, Francia, Italia, Olanda, Belgio e Lussemburgo) diedero vita alla CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio), che entrò in vigore nel 1952.

Il cammino della futura Unione era tracciato e in omaggio alla visione di Schuman, il 9 maggio divenne, a partire dal 1985, la Giornata dell’Europa. Nel corso del tempo l’Unione Europea, come ogni Paese che si rispetti, si è dotata di tanti altri simboli: la bandiera a dodici stelle, l’inno alla gioia di Beethoven, la moneta unica, e un motto, “Unita nella diversità”.

Mancava l’elemento più importante: far nascere e diffondere tra i circa 450 milioni di abitanti una coscienza di appartenenza, un’identità di cittadini europei. Compito arduo, gravoso, ma imprescindibile.

La Scuola italiana ha svolto, in questo senso, un ruolo importante: soprattutto a partire dagli anni Novanta, dopo la nascita dell’Unione Europea, non si contano i progetti, gli scambi internazionali, i programmi come l’Erasmus+ nati con l’obiettivo di facilitare la mobilità dei più giovani in Europa e, di conseguenza, favorire la conoscenza, l’amicizia tra i popoli, l’abbattimento di stereotipi e barriere culturali.

Ma tutto questo impegno sarà servito a qualcosa? Si chiede oggi Il Fatto Quotidiano: “Che ne sanno i nostri ragazzi di Altiero Spinelli? E del manifesto di Ventotene? E chissà se conoscono che dietro quella bandiera blu con dodici stelle, c’è il nostro Paese tra i fondatori dell’Unione Europea?”.

Sta di fatto che dall’indagine “Indice di fiducia dei giovani” per il Consiglio Nazionale dei Giovani, presentata il mese scorso dal ministro dello Sport, emerge che il 76% dei giovani italiani nutre un sentimento di fiducia nell’Europa.

Anche se non conoscono Spinelli e il Manifesto di Ventotene – lacune che è possibile colmare con una buona lettura – i giovani si sentono europei. Come riportato recentemente dal Corriere della Sera, più dell’80% dei giovani sente di avere un’identità europea. Certo, questo sentimento è prevalente soprattutto tra laureati e istruiti, ma i risultati dell’indagine citata dal quotidiano milanese non lasciano dubbi: i giovani sanno che il futuro è europeo.

E questo, al di là delle carenze culturali, dimostra che la Scuola ha lavorato bene in questi anni.

Gabriele Ferrante

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