Come abbiamo scritto l’anno scorso, nel 1970 l’Onu istituì la Giornata della Terra che da allora viene celebrata ogni anno il 22 aprile, un mese e un giorno dopo l’equinozio di primavera.
L’obiettivo, sensibilizzare alla salvaguardia dell’ambiente, è diventato nel tempo sempre più urgente e centrale al punto che dal 2015 è divenuto uno degli elementi cardine della Agenda 2023 dell’Onu e dei connessi 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile (https://sdgs.un.org/goals – in Italia si veda l’attività dell’ASVI, Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile – https://asvis.it/ ).
Lo sviluppo sostenibile infatti intreccia una pluralità di elementi che vanno dalla salvaguardia dell’ambiente, all’uso corretto, responsabile e circolare delle risorse della terra, alla pace e al rispetto dei diritti umani, all’educazione di qualità per tutti (obiettivo 4), alla lotta alla povertà, alla realizzazione del diritto alla sanità.
I 17 obiettivi, con i loro target specifici, concretizzano il significato di sviluppo sostenibile che, dal Rapporto Brundtland in poi, può così essere definito: sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.
Nel 1987 Gro Harlem Brundtland, presidente della Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo, presentò il rapporto intitolato “Our common future” che definisce le linee a cui la comunità mondiale deve attenersi.
L’idea chiave è proprio quella che o il nostro futuro è comune oppure non è. Si tratta delle stessa logica che presiede le lotte e gli impegni ad esempio di Fridays for future (https://fridaysforfuture.org/ ) movimento nato nel 2018 dalla azione di una allora giovanissima studentessa svedese, Greta Thunberg, che dava seguito alle azioni degli studenti che in nel 2015, in occasione del primo giorno di COP 21, la conferenza sul clima di Parigi, invitarono tutti gli studenti del mondo scioperare. Abbiamo una sola terra, non abbiamo un Pianeta B ed è su questa terra, e con questo pianeta, che giochiamo la possibilità di avere un futuro dignitoso per tutti. Un futuro che o sarà comune o non sarà. L’ultima manifestazione proprio lo scorso venerdì 19 aprile.
Si tratta di allora di re-immaginare il nostro futuro assieme, come sostiene il rapporto UNESCO 2021 (link) e come è stato ribadito dal TES – Trasforming education summit – tenutosi all’Assemblea Generale dell’ONU nel settembre scorso.
Ambiente, futuro, sostenibilità: impegni che si intrecciano con i percorsi educativi e formativi perché proprio l’educazione può essere la leva di un diverso futuro.
Consapevolezza questa che è stata espressa con assoluta chiarezza dalle Linee Guida per l’Educazione Civica istituita in Italia con la legge 92/2019. Le linee guida identificano infatti 3 pilastri per l’educazione civica: Costituzione, sviluppo sostenibile, cittadinanza digitale. E descrivendo il secondo pilastro le Linee guida così si esprimono:
2. SVILUPPO SOSTENIBILE, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio
L’Agenda 2030 dell’ONU ha fissato i 17 obiettivi da perseguire entro il 2030 a salvaguardia della convivenza e dello sviluppo sostenibile. Gli obiettivi non riguardano solo la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali, ma anche la costruzione di ambienti di vita, di città, la scelta di modi di vivere inclusivi e rispettosi dei diritti fondamentali delle persone, primi fra tutti la salute, il benessere psicofisico, la sicurezza alimentare, l’uguaglianza tra soggetti, il lavoro dignitoso, un’istruzione di qualità, la tutela dei patrimoni materiali e immateriali delle comunità. In questo nucleo, che trova comunque previsione e tutela in molti articoli della Costituzione, possono rientrare i temi riguardanti l’educazione alla salute, la tutela dell’ambiente, il rispetto per gli animali e i beni comuni, la protezione civile.
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