Domenica 3 dicembre si celebra la Giornata internazionale delle persone con disabilità: in Italia, dove vi sono quattro milioni e mezzo di disabili, c’è poco da sorridere. Perchè il nostro Paese risulta in forte ritardo nella loro integrazione sociale, con un numero ancora davvero residuo di servizi e di forme di assistenza strutturata. Lo sanno bene le famiglie, su cui ricade quasi sempre il problema e che, infatti, risultano sempre più in difficoltà.
I dati sono stati resi noti dagli esperti dell’Osservatorio Nazionale della Salute nelle Regioni Italiane, che ha sede presso l’Università Cattolica di Roma: sempre gli esperti sostengono che risultano “sostanzialmente inattuate sono la Convenzione Onu sui diritti dei disabili recepita nel 2009 e la legge 104 del 1992”.
In generale, risulta davvero troppo bassa rispetto ad altri Paesi Ue, la quota di Pil destinata a politiche per la disabilità, mentre i finanziamenti sono davvero ridotti: nel 2015 sono stati spesi 27,7 miliardi di euro pari all’1,7% del Pil.
In Europa, invece, in media si spende circa il 2% del Pil. In Italia, inoltre, la maggior parte dei trasferimenti economici del sistema di protezione sociale è erogato sotto forma di pensioni: in particolare vengono spesi 65 miliardi per le prestazioni pensionistiche legate alla presenza di una disabilità. Ne beneficiano 1 milione e 883 mila persone al Sud, 1 milione 559 mila al Nord e 918 mila nelle regioni del Centro.
Il ministro del lavoro Giuliano Poletti ha spiegato che si sta lavorando, in attesa di una revisione delle modalità di riconoscimento della disabilità, a criteri che permettano di differenziare la condizione della disabilità a seconda dell’intensità del sostegno assistenziale richiesto, per estendere gli interventi e favorirne una maggiore appropriatezza.
Intanto, i dati nazionali sono preoccupanti. È tutto dire che più di un terzo delle persone disabili, circa il 35%, vive da solo, quindi con maggiore rischio di vulnerabilità.
La maggior parte delle persone disabili ha una età superiore a 65 anni e vive nelle regioni del Mezzogiorno: tra gli over-65 il 42,4% vive da solo e non può contare sull’aiuto di un familiare, mentre tra gli over-75 solo un anziano su 10 è autonomo nella cura personale.
Il lavoro è un altro problema notevole: tra i 45 e 64 anni sono occupati sono il 18% (contro il 58,7% della popolazione generale per la stessa fascia d’età) con rilevanti differenze di genere. Perché ha un’occupazione il 23% degli uomini con disabilità e appena il 14% delle donne.
Per l’Osservatorio, dunque, “possiamo affermare che l’inclusione sociale delle persone disabili è ancora lontana. I diritti sanciti nell’articolato della Convenzione Onu del 2009 – in particolare quelli alla salute, allo studio, all’inserimento lavorativo, all’accessibilità – non sono ancora perfezionati e la causa di questo è la mancata attuazioni delle normative, dovuta probabilmente alla lentezza delle amministrazioni nel loro recepimento e alla scarsità di risorse finanziarie”.
La conseguenza, conclude l’Osservatorio, è che nel nostro Paese “il principale strumento di supporto alle persone con disabilità e alle loro famiglie è rappresentato dal sistema dei trasferimenti monetari, sia di tipo pensionistico sia assistenziale, mentre permane la carenza di servizi e assistenza da parte del sistema sociale”.
Il livello di istruzione per questo gruppo di popolazione è decisamente basso: è significativo che nella classe di età 45-64 anni la percentuale di persone che ha al più la licenza media si attesta a circa il 70%, senza grosse differenze di genere.
I numeri sull’istruzione tra i disabili, sono stati pubblicati solo un paio di giorni fa dal Censis: risultano 234.658 (su un totale di 7.757.849 studenti) gli alunni disabili che siedono tra i banchi delle scuole statali: 19.571 nelle classi dell’infanzia, 83.232 nella Primaria, 65.905 alle Medie e 65.950 alle Superiori.
La tendenza sulle iscrizioni a scuola è comunque in deciso aumento: negli ultimi 10 anni, dal 2007 al 2017, gli alunni disabili iscritti alle scuole dell’infanzia, alla primaria e alle medie sono aumentati del 26,8% (nel 2017-2018 sono 168.708, 3,3 ogni 100 alunni), ma il boom si è registrato alle superiori, dove l’incremento ha sfiorato il 60%, per l’esattezza il 59,4%, che corrispondono a 65.950, pari a 2,5 ogni 100 alunni).
Di loro si occupano 138.849 insegnanti di sostegno. Un numero che nell’anno scolastico in corso (2017-2018) è aumentato, deroghe comprese, di oltre 14.000 unità. In materia di inclusione scolastica, l’Italia ha una legislazione avanzata che è un fiore all’occhiello.
Oggi la percentuale di docenti specializzati è di uno ogni 1,7 alunni con disabilità. Nell’ultimo periodo c’è stato un incremento: nel 2007/08, infatti, il rapporto era di un docente di sostegno ogni due alunni con disabilità, segnando un incremento rispetto all’anno precedente pari all’11,5% e del +57% rispetto a dieci anni prima.
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