La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre) quest’anno risuona ancora con un eco più potente. Il 2020 non è solo l’anno della pandemia, ma anche di tutte le conseguenze che le girano intorno come, soprattutto, il pesante impatto che il lockdown ha avuto sulla violenza domestica. Proprio in questa ricorrenza, sono intervenuti in un incontro dedicato il presidente del consiglio Giuseppe Conte, insieme alla ministra per le pari opportunità Elena Bonetti e le associazione in difesa delle donne.
Inoltre, l’Osservatorio indifesa di Terre des Hommes e ScuolaZoo hanno pubblicato i risultati di un questionario rivolto ai più giovani, nati tra il 1997 e il 2007, dal quale emerge una forte percezione della violenza fra la GenZ italiana.
Proprio per la ricorrenza del 25 novembre, sulla web TV del Senato è stato condotto l’incontro intitolato “Dalla parte delle donne. Il ruolo fondamentale dei centri antiviolenza in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. Oltre alla ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti e le organizzazioni in difesa delle donne, è intervenuto anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha dichiarato fortemente: “Il terreno dell’educazione è quello su cui si gioca la sfida decisiva. L’educazione alla parità di genere deve essere il centro di tutta la filiera educativa, dalla scuola dell’infanzia all’università, perché passi il concetto della diversità come arricchimento della propria persona. Tutto questo deve entrare nella didattica e nella formazione. Occorre una rivoluzione educativa.”
Non ci sono limiti quando si parla di violenza: non c’è una violenza parziale, minore e di poco conto. Che sia verbale, gestuale o fisica, la violenza è grave e condannabile. Dai risultati del questionario menzionato emerge che il 54% degli studenti e delle studentesse ritiene che le molestie sessuali siano la forma di discriminazione peggiore che subiscono le donne. Al primo posto, per il 66% dei ragazzi e delle ragazze, il luogo di lavoro ha il maggiore indice di violenza/discriminazione, seguito dal web (48%) e dagli ambienti politici (33%).
I risultati parlano chiaro: sono 7 su 10 i maschi che ritengono vi sia un allarme fondato, ma il rapporto sale fino a 9 su 10 se si considerano le risposte delle femmine. Solo il 15% non crede che ci sia un rischio diffuso, ma anche qui il dato scorporato per genere parla di un 29% di maschi a fronte di un 10% di femmine.
Il punto che emerge è che la scuola non è percepita come baluardo, ma anzi il 70% del ragazze intervenute nel questionario ha dichiarato di non essersi mai sentita discriminata in classe, da compagni o insegnanti, perché femmina. Inoltre, il 51% dei partecipanti al questionario dedicherebbe 1 o più ore a settimana per impegnarsi in prima persona a scuola nella lotta alla violenza di genere e di orientamento sessuale, mentre il 23% dedicherebbe 1 o più ore al mese.
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