Attualità

Giornata Mondiale della Memoria: intervista a Bruna Laudi, docente e presidente del Gruppo di Studi Ebraici

La Giornata della Memoria è stata istituita nel 2005, esattamente il 1° novembre, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per ricordare a tutte le generazioni il giorno in cui, 60 anni prima, il campo di concentramento di Auschwitz fu liberato. In questo l’Italia ha anticipato di 5 anni la risoluzione dell’ONU, insieme a numerosi altri paesi che avevano istituito giornate commemorative nazionali per il 27 gennaio, come la Germania (1996) o il Regno Unito dal (2001). Pochi anni prima era stata costituita la International Holocaust Remembrance Alliance, IHRA, una organizzazione intergovernativa che unisce i governi e gli esperti per rafforzare, promuovere e divulgare l’educazione sull’Olocausto, di cui l’Italia è stata presidente nel 2018.

Laudi e la condizione della donna nell’ebraismo e la Shoah

Per osservare più da vicino la Giornata della Memoria del 2022 abbiamo chiesto alla professoressa Bruna Laudi, docente di matematica in provincia di Torino, formatrice, nonché Presidente del GSE, Gruppo di Studi Ebraici di Torino, nato nel 1968. Nella scuola ha ricoperto numerosi incarichi, tra cui il ruolo di vicepreside per circa vent’anni. Attualmente, da oltre 20 anni, collabora con il Centro Servizi didattici della Provincia di Torino (Ce.Se.Di.), tenendo numerosi corsi di formazione per insegnanti in Piemonte e in altre regioni. Per alcuni anni ha rappresentato il GSE nella Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni. È membro della commissione consigliare della Scuola Ebraica di Torino: un unicum nel suo genere, poiché è frequentata sia da bambini di famiglie ebree e sia da non ebrei.

Da diversi anni è impegnata nel pinerolese, il territorio in cui vive da decenni, partecipando ad incontri con la comunità valdese, nelle scuole e all’Università della terza età, soprattutto su due temi: la condizione della donna nell’ebraismo e la Shoah.

L’impegno nelle scuole

La professoressa Laudi è impegnata in prima persona nel ricordare e celebrare la Giornata della Memoria. Come ci ha spiegato: “Da molti anni sia io che mio marito, David Terracini, partecipiamo ad incontri con le scuole, soprattutto primarie e secondarie di primo grado. Incontriamo i più piccoli, raccontando le vicende delle nostre famiglie nascoste in Piemonte (Terracini) e in Emilia (Laudi). A volte comincio dalla lettura di un libro, nello specifico quello scritto da mia sorella Luciana Laudi, sulla nostra storia di famiglia “La storia e le coincidenze”. Rispondiamo a tutte le loro domande e curiosità. Incontriamo, come quest’anno per esempio, molto spesso la comunità valdese, nella condivisione di comuni percorsi di persecuzione, contro le intolleranze e gli stereotipi”.

“Disgusto e orrore per il paragone dei No Vax”

In questi ultimi mesi qualcuno ha paragonato alcune affermazioni dei No Vax rispetto al senso di “ghettizzazione” a quello subito dalla comunità ebraica. “Provo disgusto e orrore. Non c’è assolutamente nulla di tutto ciò – ha affermato la docente -. Gli ebrei venivano perseguitati in quanto tali, non potevano fare scelte diverse: la loro discriminazione fu feroce e portò poi alla segregazione, alla deportazione e alla morte. Niente a che vedere ovviamente con quanti rifiutano la vaccinazione, pensando anche che tutti noi, da tempo, seguiamo numerose indicazioni sanitarie simili per la tutela e la protezione di tutti. Per esempio per viaggiare in alcuni paesi ci si vaccina senza polemiche oppure si rispettano le regole di non portare semi o piante specifiche in luoghi dove questo avrebbe delle conseguenze per l’ecosistema. A mio avviso si tratta di una strumentalizzazione da non prendere neanche in considerazione. Ritengo inoltre questo paragone offensivo rispetto alla nostra comunità: tutte, ma proprio tutte le famiglie ebraiche hanno avuto da uno a più deportati, che non sono mai tornati. Quindi questa tragedia dell’umanità non ha nulla a che vedere con altre forme di temporanea e parziale emarginazione”.

Come si può parlare della Shoah ai bambini e ai ragazzi oggi?

“Innanzitutto sono contraria a promuovere paure e suscitare il terrore tra i bambini, che di paure loro ne hanno già tante – afferma la professoressa. In questo senso suggeriamo di scegliere sempre testi e filmati che non suscitino curiosità morbose. Inoltre non ci mettiamo mai, nei nostri incontri come quelli che terremo per la Giornata della Memoria del 2022, nelle condizioni di paragonare tragedie dell’umanità, genocidi. Non ci sono graduatorie in questo campo. Quello che cerco di portare sempre alla luce è il lato positivo della storia ebraica, sia la tenacia con cui tanti non hanno rinnegato la loro identità, sia il coraggio di tanti non ebrei, di assumere, anche quando questo ha significato rischiare la propria vita, un atteggiamento che ha fatto sì di non allinearsi, l’attitudine alla scelta, il comportamento dei giusti”.

E conclude: “Cerco poi sempre di attualizzare questo aspetto, andando per esempio a stimolare riflessioni critiche e non stereotipate sulla realtà che ci circonda: durante gli incontri, infatti, spesso sia io che mio marito parliamo per esempio di immigrazione, affinché proprio tra i più piccoli siano abbattuti, se ci fossero, degli atteggiamenti di intolleranza nei confronti di chi è costretto a fuggire dal proprio paese affrontando sofferenze indicibili”.

Carmelina Maurizio

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