Una persona su tre, secondo i dati dell’Onu diffusi il 22 marzo nella Giornata mondiale dell’acqua, non ha accesso all’acqua pulita e senza interventi efficaci la situazione peggiorerà, al punto che si stima che entro il 2050 saranno 5,7 miliardi di persone a vivere in zone con carenza idrica per almeno un mese all’anno.
La Giornata mondiale dell’acqua (in inglese World Water Day) è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, prevista all’interno delle direttive dell’Agenda 21, risultato della Conferenza di Rio, la prima conferenza mondiale sull’ambiente cui parteciparono 172 governi, 108 capi di Stato o di Governo, oltre a migliaia di rappresentanti di organizzazioni non governative. Un importante risultato della Conferenza fu l’accordo sulla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che a sua volta portò, alcuni anni dopo, nel 1997, alla stesura del Protocollo di Kyoto, il quale però ebbe molte battute d’arresto, soprattutto ad inizio del nuovo Millennio, anche perché nel 2001 gli Stati Uniti sotto l’amministrazione di George W. Bush, avevano rigettato il protocollo di Kyoto (e infatti quell’anno la delegazione statunitense non prese parte ai negoziati relativi al Protocollo, tenuti a Bonn, e scelse di agire come osservatrice all’incontro).
Come si legge su una pagina del sito dell’Ansa, dedicata alla Giornata mondiale dell’Acqua, oltre due miliardi di persone al mondo vivono in Paesi con problemi di approvvigionamento idrico. Quattro miliardi di persone si trovano in aree che soffrono di grave carenza d’acqua almeno un mese all’anno. Circa 1,6 miliardi di persone hanno a che fare con una scarsità d’acqua “economica”: l’acqua sarebbe fisicamente disponibile, ma mancano le infrastrutture per farla arrivare alle persone, osserva l’Onu.
Dare l’accesso all’acqua potabile a 140 Stati a medio e basso reddito entro il 2030 (l’obiettivo 6 dell’Agenda 2030 dell’Onu sulla sostenibilità) costerebbe 114 miliardi di dollari all’anno nei prossimi dieci anni: è quanto si legge nel “Rapporto mondiale sullo sviluppo dell’acqua 2021” dell’Onu (come riportato sempre sul sito dell’ansa.it/canale ambiente).
Lavarsi le mani è fondamentale per contenere la diffusione del Covid-19 e di molte altre malattie infettive. Eppure moltissime persone in tutto il mondo non hanno questa possibilità, come dimostrano i dati elencati precedentemente. E addirittura milioni di persone, soprattutto in Africa, sono costrette a bere acqua contaminata e ovviamente non potabile, con un nesso evidente anche tra il consumo di acqua sporca e la malnutrizione.
Ancora nella suddetta pagina del sito dell’Ansa è riportato che nel periodo fra il 2009 e il 2019, la siccità ha colpito 100 milioni di persone al mondo, uccidendone 2.000 e che la situazione nel complesso è aggravata dall’aumento degli eventi meteorologici estremi che hanno causato oltre il 90% dei grandi disastri nell’ultimo decennio. Inoltre, entro il 2040, la domanda globale di energia dovrebbe aumentare di oltre il 25% e la domanda di acqua crescere di oltre il 50%. Dunque, secondo gli esperti, è necessario limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius al di sopra dei livelli preindustriali, per ridurre del 50% lo stress idrico indotto dal clima. Ciò potrebbe salvare la vita di oltre 360.000 neonati ogni anno.
Intanto anche per la scuola sono stati pensati dei progetti didattici collegati a questa Giornata. “Pianeta Bambini”, ad esempio, propone gratuitamente nove schede didattiche (una in particolare sull’inquinamento dell’acqua, che illustra agli scolari diverse cause di contaminazione dell’acqua dei mari, dei laghi, dei fiumi) composte sia da una parte teorica che da una parte operativa che conclude ciascuno degli argomenti proposti.
Ricordando anche in Italia la Giornata mondiale il presidente della Camera dei deputati Roberto Fico sostiene che “occorre una riconversione radicale in senso sostenibile dei modelli di sviluppo. Una riconversione che deve essere realizzata attraverso una strategia a 360 gradi e politiche mirate”.
Fico inoltre parla di “proposte di legge bloccate da tempo nelle commissioni competenti. Nel rispetto delle differenze dei punti di vista sono convinto serva uno sforzo comune per definire un perimetro che realizzi pienamente il principio dell’acqua pubblica“. E in questa direzione il presidente della Camera dei deputati aggiunge: “il Parlamento deve varare una legge e stabilire principi certi in base al referendum ed al senso degli italiani perché ci sia una gestione completamente pubblica“.
Riguardo al riferimento al referendum sull’acqua pubblica svolto nel 2011 il neo assessore alla Transizione ecologica del Lazio, Roberta Lombardi, precisa: “sono passati ormai dieci anni dal referendum popolare sull’acqua pubblica del 2011 con cui ben il 57% dei cittadini italiani che si recarono alle urne decretarono con oltre il 95% dei sì la vittoria dell’Acqua Bene Comune e lo stop alla mercificazione e alla gestione da parte dei privati di questa risorsa vitale per persone ed ecosistemi. Non è ammissibile che ad oggi quel risultato storico per la democrazia diretta e i Beni Comuni rimanga ancora disatteso, anche nella nostra regione“.
“L’oro blu, come viene definito – ha detto il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani – deve diventare un bene accessibile a tutti, in particolare ai Paesi del sud del mondo che ne soffrono la scarsità“.
E’ un problema globale che va affrontato con solidarietà, conseguenti scelte di carattere economico e giustizia sociale.
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