Oggi, 8 settembre, si celebra la Giornata internazionale dell’Alfabetizzazione (ILD) istituita nel 1965 dall’UNESCO per ricordare l’importanza fondamentale che l’istruzione rappresenta per tutti i popoli e in modo particolare per quelli afflitti da guerre, instabilità politica, povertà, sottosviluppo, e che dunque “conoscendo” possono riscattarsi. Ma anche i paesi cosiddetti sviluppati soffrono di una presenza, sempre più documentata, di varie forme di analfabetismo.
E quest’anno l’UNESCO ha organizzato una Conferenza virtuale, dedicata al tema “Insegnamento e apprendimento dell’alfabetizzazione nella crisi del Covid-19. Il ruolo degli educatori e l’evoluzione delle pedagogie”, che riguarda da ancora più vicino la scuola e i suoi insegnanti.
Il tema mette in evidenza infatti l’alfabetizzazione in una prospettiva di apprendimento permanente concentrandosi principalmente su giovani e adulti, che, in tante Nazioni per la pandemia, è stato ancora più impossibile raggiungere a causa appunto della mancanza delle tecnologie necessarie.
Le domande infatti, nel corso della conferenza, sono state: qual è l’impatto della crisi di Covid-19 sugli educatori, sui processi di alfabetizzazione di giovani e adulti, sull’insegnamento e l’apprendimento? Quali sono le lezioni apprese? Come possiamo collocare efficacemente l’apprendimento dell’alfabetizzazione dei giovani e degli adulti nelle risposte e nelle strategie nazionali e globali nella la fase di recupero e di costruzione della resilienza?
E la Giornata sarà anche l’opportunità per analizzare il ruolo degli educatori, le relative politiche, i sistemi, la governance e le misure efficaci per sostenere l’apprendimento.
Fra l’altro i dati parlano chiaro, considerato che in tutto il mondo 773 milioni di giovani e adulti non hanno un’alfabetizzazione di base, in altre parole non sanno leggere e scrivere, mentre avanza l’analfabetismo funzionale che in Italia raggiunge il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni.
Anche a tale scopo, e per ricordare questo importante evento di interesse mondiale, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha evidenziato il divario sociale che si è venuto a creare per causa appunto dell’analfabetismo: “L’alfabetizzazione consente alle persone di partecipare pienamente alla vita sociale”.
“La pandemia ha allargato il divario sociale e digitale, mettendo in evidenza le difficoltà delle fasce sociali più deboli. Il tema on riguarda soltanto la scuola né soltanto i giovani. L’alfabetizzazione è una sfida che impegna le diverse comunità nei confronti di tutte le generazioni”
“L’alfabetizzazione è un motore di giustizia e di sviluppo. Investire sull’alfabetizzazione, migliorare l’apprendimento, impedire l’analfabetismo di ritorno significa offrire, a giovani e adulti, strumenti per creare società sostenibili, stabili e inclusive, condizioni idonee a scongiurare conflitti, diseguaglianze ed esclusioni sociali, migrazioni per necessità”.
“Oggi nel mondo ci sono ancora almeno 773 milioni di adulti che non hanno competenze di alfabetizzazione di base, rischiando così l’esclusione dalla sfera pubblica e di relazione, nonché l’emarginazione culturale ed economica. La chiusura delle scuole e, nei Paesi dove è stato possibile, l’utilizzo delle tecnologie informatiche per la didattica a distanza, hanno inciso sull’apprendimento e sui programmi di formazione”, prosegue il presidente, riconoscendo come “pur fra grandi difficoltà, e con il concorso degli insegnanti, i periodi di forzata permanenza a casa sono stati per tanti studenti ragione di accelerazione dell’utilizzo degli strumenti digitali”.
“L’alfabetizzazione è una sfida che impegna le diverse comunità nei confronti di tutte le generazioni. Non c’è pienezza nella libertà e nell’esercizio dei diritti senza la capacità di leggere, di scrivere, di fare calcoli”.
“A queste condizioni si aggiunge oggi l’accesso alla comunicazione digitale che, laddove è impraticabile, accentua ulteriormente gli squilibri legati alle competenze, alle condizioni economiche e territoriali”.