Ogni 20 novembre si celebra, sotto iniziativa dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, il World Children’s Day, finalizzato al riconoscimento degli obiettivi, dei caratteri e delle sfide correlate alle nuove generazioni, interconnesse con le tematiche ambientali, civili e tecnologiche. Queste ultime, in particolare, si legano anche all’educazione continua per tutti, la quale occupa una sezione centrale del report di riferimento, emesso a livello annuale.
Il tasso di scolarizzazione, che tiene in considerazione la percentuale della popolazione compresa tra i 7 e i 14 anni che si reca giornalmente in classe su quella totale afferente al medesimo lasso di età, è in progressivo aumento nei paesi in via di sviluppo, in particolare quelli del Centro Africa, per via della progressiva cessazione delle ostilità belliche a livello interetnico.
Quale, ci si chiede, la qualità della didattica offerta? La risposta, in ogni caso, è connessa anche alla salute del sistema scolastico nel suo complesso, sul quale gravano globalmente tagli e limitato welfare.
Il WOF, in occasione della Giornata Mondiale dei Bambini, si batte per numerosi diritti afferenti alla sfera dell’infanzia e della crescita. È fondamentale tra questi il diritto all’istruzione. Superficialmente, gli stati hanno compiuto grandi progressi nell’assicurare che questo diritto si realizzi. Decenni di aumento delle iscrizioni significano che circa il 90% dei bambini in età primaria frequenta la scuola.
Ma per avere un senso, il diritto all’istruzione deve garantire l’apprendimento. Per la maggior parte dei bambini in tutto il mondo, non è così. Secondo un economista dello sviluppo che ha preso parte alla redazione del report, il professor Lant Pritchett, direttore del programma RISE (Research on Improving Systems of Education) presso la Blavatnik School of Government dell’Università di Oxford, uno scenario così catastrofico esiste perché, incredibilmente, molti sistemi educativi semplicemente non danno priorità all’apprendimento.
“Esistono per una varietà di scopi”, afferma Pritchett. “Spingono i bambini attraverso le scuole, costruiscono i sistemi scolastici, si impegnano a frequentarli. Si impegnano a iscriversi. Sono impegnati nelle trappole di esso. Ma non hanno uno scopo chiaro e guidato, un impegno trainante per l’apprendimento.”
I recenti lavori commissionati dalle autorità europee attraverso Eurydice, OCSE e la Commissione hanno guidato l’attenzione sulla salubrità e stato complessivo del sistema scolastico in relazione ai fenomeni ed agli aspetti che lo caratterizzano, sui quali si è concentrato il recente report WOF. Tra questi, non in ordine di importanza, figurano il pagamento dei docenti in relazione al potere d’acquisto, la dispersione scolastica, il livello di welfare garantito al corpo docente, i calendari scolastici adottati in rapporto agli obiettivi d’apprendimento.
Per il Belpaese, il WOF insiste sulla retribuzione e sulla dispersione ed abbandono prematuro delle lezioni che, specie nel Mezzogiorno, interessa l’altissima quota di uno studente su cinque. “Si mira, dunque, ad investire sull’assistenza sociale a livello territoriale e su un sistema più sano ed inclusivo”, indica il WOF nel rapporto.
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